Uno sguardo all’universo della bisessualità: tra discriminazione e invisibilità
di Riccardo Rocca
Abbiamo incontrato Raffaele Yona Ladu e Luigia Sasso del gruppo Lieviti di Verona per approfondire il tema della bisessualità. Uno sguardo ad un universo discriminato e invisibile, anche all’interno della stessa comunità LGBT.
- La bisessualità viene comunemente concepita come una fase transitoria di incertezza, nell’attesa di un’identità definitiva. Qual è invece l’identità reale di un bisessuale?
(Raffaele) Possiamo citare l’attivista americana Robyn Ochs: “Mi dichiaro bisessuale perché riconosco di avere in me il potenziale di essere attratta – romanticamente e/o sessualmente – da persone di più di un sesso e/o genere, non necessariamente nello stesso momento, non necessariamente nello stesso modo, e non necessariamente nello stesso grado”. Ci sono persone bisessuali che alternano relazioni con un genere a relazioni con un altro genere, e ritengono di aver espresso in ognuna di esse un’autentica parte di sé, non di aver nascosto la verità, magari perfino a se stessi; altre persone bisessuali sono attratte romanticamente da un genere e sessualmente da un altro; infine, è raro che una persona sia attratta in egual misura da tutti i generi – è più facile trovare una preferenza verso uno di essi, che magari varia con il tempo.
Non è necessario per un bisessuale coltivare diverse relazioni contemporaneamente (se accade, si tratta semmai di poliamore); per un bisessuale la monogamia non è più pesante che per un monosessuale (etero od omo) – anche il monosessuale può sentirsi attratto da persone diverse dal proprio partner, ed è sua scelta e responsabilità non tradire, come per il bisessuale.
Problema inevitabile del bisessuale monogamo è però l’invisibilità: finché ha una relazione con una persona del proprio genere, viene scambiato per omosessuale; se ha una relazione con una persona di diverso genere, viene scambiato per eterosessuale. La soluzione non è il tradimento, ma la pazienza di spiegare ogni volta: “Monosessuale è la coppia, non io”, in un difficile e sempre ripetuto coming-out.
Pregio incomparabile dell’identità bisessuale è infastidire oltremodo i “terapeuti riparatori”, che in regioni più civili della nostra (come la Lombardia) vengono sospesi dall’ordine professionale, in stati più civili del nostro (come la California) non possono provare a curare pazienti minorenni (gli adulti invece hanno diritto a farsi del male, se a loro piace), in un paese che sta facendo ammenda degli errori del passato (Gran Bretagna) vengono espulsi con ignominia dall’ordine, e negli stati al culmine della civiltà (come il New Jersey) vengono processati per frode in commercio, in quanto promettono quello che non possono mantenere (errore che Freud si guardò bene dal commettere) e nuocciono gravemente sia ai pazienti che alle loro famiglie, in quanto i genitori delle loro vittime vengono ingiustamente accusati di aver provocato l’omosessualità o la bisessualità dei loro figli (altro errore che non può essere fatto risalire a Freud).
I terapeuti riparatori infatti affermano che i bisessuali sono più patologici degli omosessuali, perché negano la differenza sessuale. Purtroppo per loro, non sanno di che cosa parlano. E sembra che l’OMS eliminerà prossimamente dall’ICD-11 la diagnosi di “orientamento sessuale egodistonico”, che è l’ultimo pretesto di cui abusano (come ammette lo stesso gruppo dell’OMS che si occupa della revisione dell’ICD) i terapeuti riparatori.
- Esistono differenze tra l’essere bisessuali e pansessuali?
(Raffaele) Il bisessuale riconosce che le persone si distinguono in sessi e generi; il pansessuale rifiuta di tenerne conto. Un bisessuale che sia egualmente attratto da tutti i generi (già detto che è cosa rara) risulta indistinguibile da un pansessuale, perché nessuno dei due è influenzato dal genere di una persona nelle sue scelte sentimentali e sessuali.
Va chiarito un equivoco: ci sono dei pansessuali che accusano i bisessuali di perpetuare il binarismo dei generi; ma la definizione di Robyn Ochs evita deliberatamente di lasciar intendere che i generi siano solo due. Dire che la persona bisessuale ama sia gli uomini che le donne (come se i generi coincidessero con i sessi, e non esistessero le persone trans* ed intersessuali) è una semplificazione che va assolutamente abbandonata.
- Com’è nata l’idea di fondare un gruppo dedicato alla causa bisessuale? Non vi sentivate rappresentanti dai numerosi gruppi LGBTQI?
(Luigia) Ogni gruppo LGBTQI ha la propria priorità che è quella di contrastare l’omofobia per i gay, la lesbofobia per le lesbiche e la transfobia per i trans, ma nessuno di questi parla di bifobia che comunque è diffusa sia tra gli etero che tra gli omosessuali.
L’idea è nata dalla mia storia personale. Sono stata sposata per 10 anni con un uomo dal quale ho avuto 2 figlie e che a suo tempo ho amato. Poi, finita la mia relazione per altri motivi che non riguardavano l’orientamento sessuale, ho conosciuto una donna con la quale ho avuto una relazione d’amore molto intensa per nove anni. Le difficoltà della vita e le discussioni ci hanno però separate e, successivamente, mi sono avvicinata sempre di più al mio attuale marito. Oggi sono sposata con lui e vivo un bellissimo rapporto d’amore. Con lui è nata l’idea di fondare l’associazione Lieviti perché, dopo la fine della relazione con la mia compagna, ho sentito il bisogno di confutare molti pregiudizi e stereotipi verso il mondo bisessuale che in Italia sembra quasi non esistere.
- La decisione di chiamarsi “Lieviti” ha un significato particolare?
(Luigia) I lieviti non hanno sesso, ma “mating type”; in alcune specie ce n’è uno solo e chiunque può accoppiarsi con chiunque; in altre addirittura migliaia, ed in altre specie ancora solo due; ma in questo caso è spesso possibile passare da un tipo all’altro. Questa libertà mi ricorda l’essere bisessuale.
- Uno dei vostri obiettivi è combattere la discriminazione delle persone bisessuali. In che modo vi sentite discriminati?
(Luigia) Una recente indagine americana mostra che il 48% dei bisessuali ha un reddito familiare inferiore a 30 mila dollari l’anno (la media USA è del 28% ), e che solo il 12% dei bisessuali ha un reddito familiare superiore a 75 mila dollari annui (la media USA è del 34%). Gay e lesbiche si piazzano invece nel mezzo della classifica. Inoltre, la salute psichica dei bisessuali è più labile di quella di etero, gay e lesbiche. Molti pensano che la bisessualità sia una fase transitoria di incertezza e, quindi, esiste lo stereotipo del bisessuale come persona insicura che cambia idea facilmente.
La medesima indagine mostra che i gay sono sicuri della loro identità a 15 anni in media, i bisessuali a 17 e le lesbiche a 18 — le persone che prima si dicono bi e poi gay o lesbiche non sono la regola. Alcuni pensano che i bisessuali non esistano, ed è quindi inutile occuparsi dei bisessuali. Il 40% degli LGBT è bisessuale (29% donne, 11% uomini); i gay sono il 36%, le lesbiche il 19%, i trans il 5%.
- Tra i discriminatori inserite anche membri della comunità “queer”: gli omosessuali hanno pregiudizi su di voi?
(Luigia) Anche alcuni omosessuali hanno pregiudizi sui bisessuali.
- Il vostro gruppo non è però rivolto solo a persone bisessuali: perché questa scelta di aprire a tutta la comunità LGBTQI e a quella eterosessuale?
(Luigia) Spesso associazioni del mondo GLBT hanno fatto da “scudo” e da “protezione” per le persone che le frequentano. L’ass. Lieviti non ha questo obiettivo poiché si è notato che ciò ha essenzialmente due aspetti negativi:
a) Chiude con i contatti esterni (nel nostro caso verso etero, gay, lesbiche, trans) creando quasi un “ghetto” che ti protegge ma anche che ti isola dal resto del mondo.
b) Stigmatizza/classifica le persone che fanno parte del gruppo. Cioè “Se tu fai parte di quel gruppo allora sei bisessuale ed io non essendo bisessuale non ti frequento” .
Questo è discriminante. L’associazione è quindi rivolta a tutti senza distinzione di orientamento sessuale, sesso, razza, lingua, religione, opinione politica e condizione personale e sociale. Quindi benvenuti a tutti quelli che sono interessati a partecipare ai nostri incontri.
- A differenza delle relazioni eteroaffettive e omoaffettive un bisessuale può non avere un partner dello stesso orientamento sessuale: cosa significa vivere una relazione affettiva per un bisessuale?
(Raffaele) Anche alle persone eterosessuali ed omosessuali può capitare di avere partner di orientamento sessuale diverso dal proprio.
I casi più tristi sono quelli di chi si sposa con una persona dell’altro sesso per copertura o per avere un figlio nel modo più facile; i casi più interessanti sono quelli di chi incontra una persona “speciale” con cui vivere una storia, sebbene sia del genere “sbagliato”.
Capita a degli eterosessuali (e soprattutto alle donne, la cui sessualità è più “fluida” di quella degli uomini), ma il caso diventa ovviamente più clamoroso quando capita ad un omosessuale dichiarato, ed un esempio interessante è quello del famoso economista John Maynard Keynes (1883-1946), che ebbe numerose relazioni omosessuali in gioventù (tra cui con John Strachey, padre della psicoanalisi britannica), ma poi sposò per amore la ballerina Lydia Lopokova. Se non si conoscono altre relazioni eterosessuali di Keynes, lo potremmo definire “One woman short of gay = Gay, se non fosse che per una donna”.
Matrimoni come quello di Keynes (oppure di un bisessuale con un monosessuale) vengono definiti in America “matrimoni ad orientamento sessuale misto”. Sono delicati e non ci si deve entrare a cuor leggero, perché soltanto un sesto di essi dura più di tre anni dalla “scoperta” – il nostro sta rientrando in quel sesto.
L’importante è amarsi ed impegnarsi per tener vivo il rapporto – come per tutti i rapporti affettivi.
- Avete consigli da dare a un/una giovane adolescente che sospetta di essere bisessuale?
(Luigia) Guardarsi dentro ed ascoltare il proprio sé!