Make them visible, la campagna contro l’indifferenza verso i senzatetto
di Giulia Mazzetto

Una scena dell’esperimento “Make them visible”
Nell’ambito della campagna di sensibilizzazione contro l’indifferenza nei confronti dei senzatetto, il New York City Rescue Mission ha condotto un esperimento il cui hashtag ufficiale è “Make them visible”, convincendo alcuni abitanti di New York, travestiti da homeless, ad appostarsi sui marciapiedi delle strade frequentate dai propri familiari, attendendone il passaggio. Il risultato ottenuto è sconcertante: il video attesta che soltanto una persona riconosce il proprio parente camuffato da senzatetto, mentre tutti gli altri non si accorgono di nulla, abituati alla presenza invisibile degli homeless nella Grande Mela. Le reazioni dei familiari scelti per il progetto, una volta visto il filmato, sono sempre di avvilimento. «Non guardiamo neanche i senzatetto, non dedichiamo loro nemmeno un secondo pur passandovi di fianco», ammonisce Michelle Tolson, direttore delle relazioni pubbliche del New York City Rescue Mission.
L’esperimento vuole mettere in risalto il fatto che quelle persone avvolte da vestiti sporchi sui cigli delle strade, che dormono coperti dai cartoni alle fermate delle metro, che nei frenetici momenti di vita quotidiana noi guardiamo ma non vediamo, sono volti, corpi, interessi, paure, speranze. La campagna collaterale al video si propone quindi di rendere più visibili gli homeless newyorkesi, attraverso una serie di brevi botta e risposta che potrebbero essere rivolti a qualsiasi persona si incontri per la prima volta, a proposito dei più svariati argomenti. Il risultato è un collage di storie dalle mille sfaccettature, di occhi differenti ma tutti indistintamente sorridenti nel sentire un interessamento alla loro vita, nel sentirsi visibili e coinvolti nel mondo.
I dati sui senzatetto a livello internazionale sono scarsi ed incompleti, ma grazie agli sforzi di alcuni Istituti di Statistica e Centri di Ricerca indipendenti si sta progressivamente cercando di colmare il gap conoscitivo relativo a questa parte della popolazione. I dati raccolti nelle principali capitali europee nei conteggi annuali segnalano un trend fortemente crescente del fenomeno. Basti pensare che tra il 2008 e il 2011, in tutti i Paesi europei, ad eccezione di Finlandia, Paesi Bassi e Danimarca, il numero di senza dimora è aumentato significativamente. Secondo le statistiche più recenti, a Londra il numero di rough sleepers è aumentato del 20% tra il 2009 ed il 2012, a Barcellona del 38,6% tra il 2008 ed il 2011, a Lisbona del 23,6% tra il 2009 ed il 2012, a Budapest del 32,3% tra il 2008 ed il 2013, a Bruxelles del 12,8% tra il 2008 ed il 2010.
Per quanto riguarda l’Italia, i senzatetto sarebbero circa 48mila, e, in attesa dei risultati del censimento effettuato a Roma lo scorso marzo, la fotografia locale più aggiornata è quella di Milano del marzo 2013 quando, con l’aiuto di oltre 600 volontari, è stato condotto il secondo censimento completo della popolazione dei senza fissa dimora della città, con l’esito che il fenomeno è aumentato complessivamente del 69% rispetto al 2008.
A prescindere dalle politiche e dagli interventi sociali, pur fortemente necessari per arginare il fenomeno, la campagna newyorkese lancia un messaggio diverso: prima di tutto è il modo di guardare che può far sì che queste persone non si sentano più invisibili. Si dovrebbe guardare agli homeless non come ostacoli che “deturpano” il paesaggio urbano, da scansare con fastidio o, peggio, con indifferenza, ma come ha fatto una turista francese nei giorni scorsi: Karine Valnais Gombeau ha guardato un uomo che rovistava in un cestino della spazzatura della Grand Central Terminal di New York, e gli ha offerto una fetta di pizza, scusandosi addirittura per il fatto che fosse ormai fredda, senza riconoscere che sotto gli abiti larghi e consunti del clochard c’era l’attore Richard Gere sul set del suo prossimo film.