Inchiesta Medjugorie conclusa, ma dopo Ratzinger anche Bergoglio non ci crede
di Andrea Gentili
Alcuni veggenti e alcuni fedeli considerano la Madonna come «un capoufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni». Il messaggio pronunciato da Papa Francesco nella cappella di Santa Marta in Vaticano il 14 novembre scorso, è un monito ai fedeli: «il regno di Dio è in mezzo a noi, non bisogna cercare cose strane». E ancora prima, il 7 settembre, sempre a Santa Marta: «c’è un gruppo di Cristiani, senza Cristo: sono quelli che cercano cose un po’ rare, un po’ speciali, che vanno dietro a rivelazioni private». Al centro delle parole di Bergoglio il fenomeno Medjugorie, sul quale la nuova commissione d’inchiesta – presieduta dal cardinale Camillo Ruini – ha concluso i lavori poche settimane fa. I risultati sono già stati comunicati lo scorso 23 gennaio a Papa Francesco da Ruini in persona e secondo Vatican Insider non sono state trovate prove di truffe o raggiri, ma permangono dubbi in alcuni commissari.
La vicenda di Medjugorie parte da quel lontano 24 giugno 1981, giorno in cui la Madonna sarebbe apparsa a sei bambini nella campagna del paesino della Bosnia-Erzegovina. Da allora il luogo è diventato vero e proprio parco divertimenti della fede, e centro del turismo religioso per milioni di fedeli ogni anno. Al punto che Medjugorie nel 2011 è riuscita perfino a scalzare il primato di Lourdes come meta di pellegrinaggio, e nel solo luglio del 2013 ha celebrato ben 143.400 comunioni, un record che né Lourdes né Fatima sono mai riusciti a raggiungere.
La ragione del successo di Medjugorie risiede nell’eccezionalità e nell’insolita puntualità dei suoi fenomeni. Di fatto chi si reca in pellegrinaggio a Medjugorie raramente ne torna senza aver visto segni soprannaturali come il sole muoversi e danzare nel cielo, o la statua della Madonna illuminarsi. Questi e altri fenomeni si ripetono giornalmente ad orari stabiliti da circa 30 anni, una regolarità talmente rara da essere considerata un caso unico nell’intera storia della Chiesa, se si considera che le grandi apparizioni ottocentesche di La Salette e di Lourdes, e quelle novecentesche di Fatima, si sono concluse nel giro di alcune settimane, o al massimo mesi.
Medjugorie, definita da Giovanni Minoli, in una puntata del suo programma La storia siamo noi, come la Las Vegas della fede, per il kitsch commerciale che ne pervade le strade, è in 30 anni diventata luogo del business più sfrenato dove il credo religioso si è trasformato in fanatismo e il fanatismo è stato convertito in denaro contante. Molti dubbi sono sorti sull’originaria apparizione della Madonna a Medjugorie, con i frati francescani che avrebbero giocato un ruolo fondamentale nella costruzione di un luogo di preghiera e santità destinato a perdurare nel tempo. E fu proprio uno dei frati francescani, ordine religioso che tuttora cura la parrocchia di Medjugorie, a profetizzare per primo l’avvento della Madonna: secondo alcuni un’accorta manovra per redimere la reputazione della Chiesa e dell’ordine in un Paese obbligato a un ateismo forzato come l’ex Jugoslavia, repubblica socialista a regime dittatoriale su stampo russo.
Dal momento della prima apparizione ai bambini, la Maria di Medjugorie fu per lo più una Madonna politica e dispensatrice di ordini che per la gran parte, esulavano dalla pura pratica religiosa: «non guardate la televisione», «non leggete i giornali», «non bevete alcool», «non fumate», «non chiacchierate durante la messa», «non andate nei bar a parlare di cose futili con gli amici». Richieste talmente strane, che perfino la Chiesa locale ne aveva preso le distanze: mons. Pavao Zanic, predecessore di Ratko Peric, attuale arcivescovo della diocesi di Mostar-Duvno – all’interno della quale si trova la parrocchia di Medjugorie – a tre anni dalla prima apparizione della Maria tuonò: «È tutta una grande truffa, un inganno. Non ci sono apparizioni della Madonna, lì c’è il Demonio!». Nonostante queste prese di posizione, il santuario di Medjugorie continuava ad attrarre migliaia di fedeli e curiosi: il regime comunista lasciò quindi che la ricchezza di Medjugorie crescesse, non ponendo alcuna repressione in nome del dio denaro. Medjugorie era una risorsa economica invidiabile per un Paese distrutto dalla povertà come l’ex Jugoslavia: se la Madonna fosse apparsa solo dieci o venti volte, il luogo avrebbe perso il suo fascino mistico. Senza contare inoltre la fonte di reddito che Medjugorie rappresenta per i sei veggenti e per i loro parenti, che ogni giorno ospitano numerosi pellegrini.
Ma Papa Francesco non è stato l’unico papa ad esprimere dubbi sugli eventi che accadono nella parrocchia dell’Erzegovina. Anche il suo predecessore Benedetto XVI, si dimostrò parecchio scettico sulla faccenda. Ed è proprio sotto il pontificato di Joseph Raztinger che il Pontefice ha dato il via libera alla creazione di una commissione internazionale di inchiesta che facesse luce sugli eventi di Medjugorie, dopo che già una commissione jugoslava aveva svolto anni di ricerche a fine anni ’80 giungendo alla conclusione che i fatti che accadono nella parrocchia di Medjugorie non possono essere considerati «apparizioni e fenomeni soprannaturali».
La nuova commissione, composta, oltre che dal cardinale Camillo Ruini, da altri 13 membri permanenti e altri 4 non permanenti provenienti da tutto il mondo e scelti tra figure di cardinali, vescovi, teologi, esperti di mariologia e apparizioni, si è incontrata in tutto una decina di volte nel massimo della segretezza.
Il dossier conclusivo è ora in mano alla Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dal futuro cardinale (prevista la sua proclamazione il 22 febbraio) Gerhard Ludwig Muller, protagonista di un altro episodio che conferma un’ulteriore volta la posizione del Vaticano nei confronti di Medjugorie. Il 23 ottobre scorso, Muller ha inviato una missiva al nunzio Carlo Maria Viganò (esiliato negli Stati Uniti da Tarcisio Bertone perché denunciava la corruzione in Vaticano) dove viene descritto con estrema precisione il comportamento che i vescovi statunitensi devono tenere in merito alle apparizioni mariane di Medjugorie. In particolare, ai vescovi viene vietato di «partecipare a quelle riunioni, conferenze o celebrazioni pubbliche» in cui venga data per scontata e certa la veridicità degli eventi che ogni giorno accadono nel villaggio dell’Erzegovina. Un segno di prudenza prima della pronuncia ufficiale di Papa Francesco sul dossier della commissione, ma che da alcuni viene anche interpretato come un segno di diffidenza verso i veggenti e i “misteri” di Medjugorie.