New York si prepara ad approvare una nuova legge sulle armi
di Luca Gemmi
“Le persone di questo Stato stanno chiedendo disperatamente aiuto”. Il governatore democratico Andrew M. Cuomo non ha dubbi. Sembra che New York sarà il primo stato degli Usa a varare una legge sulla restrizione del possesso e della vendita delle armi da fuoco dopo la strage in Connecticut. Il governatore è riuscito a cavalcare l’ondata di indignazione dopo i 26 morti della strage di Newtown e a far approvare dal Senato di New York la legge con una larga maggioranza, 43 a 18. Impresa non facile, vista la netta superiorità repubblicana dei senatori, ma quando giovedì il disegno di legge approderà all’Assemblea (paragonabile alla nostra Camera dei Deputati) controllata dalla maggioranza democratica l’esito sarà presumibilmente lo stesso.
«Non abbiamo bisogno di un’altra tragedia per capire i problemi del nostro sistema,» ha spiegato il governatore Cuomo ai giornalisti. «Hanno perso la vita troppe persone, dobbiamo agire». Una legge per il controllo delle armi già esiste a New York, ma il nuovo progetto amplierebbe le restrizioni: divieto di acquisto di grossi caricatori, limitazioni nelle armi d’assalto, punizioni più severe per il contrabbando illegale, controllo del “background” di chi vende o acquista armi e più potere alle forze dell’ordine verso i soggetti mentalmente instabili, che possono risultare “un pericolo per se stessi e per gli altri”.
Il New Work Times su quest’ultimo punto riporta una critica, mossa dal Dr. Paul S. Appelbaum, della Columbia University College of Physicians and Surgeons: «Questa condizione rappresenta un sostanziale cambiamento nella presunzione di confidenzialità inerente al trattamento della salute mentale. La prospettiva di essere denunciati alle autorità locali, – racconta lo psichiatra – anche se non possiedono armi, può essere abbastanza per scoraggiare il paziente con istinti suicidi o omicidi dal cercare aiuto».
Sempre secondo il quotidiano statunitense, il disegno di legge sarebbe stato discusso da Cuomo con i leader dei vari gruppi in privato e reso pubblico solo nel tardo lunedì. I senatori avrebbero avuto solo pochi minuti per leggerlo e approvarlo, in deroga alla normale prassi di aspettare tre giorni fra presentazione della legge e il voto. E dopo soli tre giorni passerà all’Assemblea, il cui leader repubblicano Brian B. Kolb attacca: «Non penso che dovremmo fare tutto di fretta solo per cercare i titoli in prima pagina».
Ma una legge simile avrebbe evitato la strage del Connecticut? Il regista Michel Moore non ha dubbi: «Siamo chiari su Newtown: il killer non aveva precedenti penali, quindi non sarebbe stato identificato da un “background check”. Tutte le armi usate erano state comprate legalmente. Nessuna rispondeva alla definizione giuridica di arma “d’assalto”». Tant’è che il Connecticut, luogo della strage, ha una legislazione sul controllo delle armi fra le più restrittive degli States.
Il problema, secondo il regista americano, potrebbe non essere la mera diffusione numerica delle armi negli States: il livello di omicidi in America non è equiparabile a quello di altri stati con una simile diffusione, come i sette milioni di fucili canadesi su appena dodici milioni di famiglie. «I bambini in Giappone guardano gli stessi film violenti – continua Moore sul suo blog – e i bambini in Australia giocano gli stessi videogiochi violenti (Grand Theft Auto è stato creato da un’azienda inglese, dove su 63 milioni di persone l’ultimo anno ci sono stati 58 omicidi da arma da fuoco). Semplicemente non si uccidono fra loro come facciamo noi. Perché? Questa dovrebbe essere la domanda a cui dobbiamo rispondere nel momento in cui proibiamo e limitiamo le armi».
Secondo il regista la risposta è nella natura e nella storia degli Usa: «Diciamolo, l’America crede negli omicidi. Un paese che approva ufficialmente una terribile violenza (l’invasione dell’Iraq, i droni, la pena di morte) può sorprendersi quando un ragazzo di vent’anni fa lo stesso? Abbiamo creato l’America con un genocidio, l’abbiamo fatta crescere con gli schiavi. Gli spari continueranno: noi siamo questo. Perché queste cose succedono solo in America? La risposta è davanti a noi. E non sono le armi».
Intanto Obama, sempre più convinto nel voler dare una legislazione sul controllo delle armi anche a livello federale, ha inviato il suo vice Joe Biden a trattare con la Nra, la lobby delle armi. Lo stesso vicepresidente dell’associazione, Wayne LaPierre, nei giorni successivi alla strage di Newtown aveva detto: «L’unico modo di fermare un uomo cattivo con la pistola è un uomo buono con la pistola». E a giudicare dai 100mila americani corsi ad iscriversi all’associazione appena dopo la strage, qualcuno ci crede sul serio.
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