Tensione tra Egitto ed Etiopia per la diga sul Nilo Azzurro
di Alberto Bellotto (@albertobellotto)
“Diga del grande rinascimento etiope” (Grand Ethiopian Renaissance Dam) è il nome della monumentale opera che l’Etiopia ha intenzione di costruire lungo il corso del Nilo Azzurro. Secondo il progetto etiope la diga, che sorgerà nella regione di Benishangul-Gumuz, sarà la più grande struttura idroelettrica dell’intero continente africano. La decisione di Addis Abeba ha di fatto scatenato le ire e le preoccupazioni dell’Egitto.
L’opera, iniziata alla fine di maggio, richiede due fasi di lavorazione. In un primo momento il flusso del Nilo Azzurro, principale affluente del Nilo, dovrà essere deviato; mentre solo in un secondo momento inizierà l’opera di costruzione vera e propria. La realizzazione, affidata all’impresa italiana Salini, dovrebbe concludersi intorno al 2015. Stando alle dichiarazioni del governo etiope, la diga dovrebbe generare circa 6.000 megawatt, al pari di 6 centrali nucleari. Il costo totale dell’opera si aggirerebbe intorno ai 5 miliardi di dollari anche se al momento la cifra non è stata ancora completamente coperta. In realtà la diga è parte di un progetto ancora più ampio che mira a riqualificare l’area con investimenti che sfiorano i 12 miliardi di dollari.
Le reazioni più accese alla decisione etiope sono arrivate dall’Egitto. Secondo Il Cairo, la costruzione della diga viola gli accordi coloniali del 1959 che garantivano ad Egitto e Sudan l’87% della gestione delle acque del Nilo. Il ministro egiziano per gli affari africani, Ali Hifni, ha affermato che a preoccupare gli egiziani non è tanto lo spostamento del corso del fiume, ma la costruzione della diga in quanto tale. L’Egitto, infatti, riceve circa 55 miliardi di metri cubi dal Nilo, ma con la costruzione della diga rischia di perderne tra gli 11 e 19 miliardi, con una ricaduta diretta su almeno 2 milioni di famiglie. Allo stesso tempo la riduzione del flusso di acqua potrebbe avere delle conseguenze anche sul sistema idroelettrico, con una perdita del 25% della produzione di elettricità che potrebbe generare una serie di black-out nel nord del paese. A questo proposito l’Egitto avrebbe richiesto a Qatar, Libia e Iraq di aumentare le forniture di petrolio e gas da usare come combustibile per produrre energia elettrica.
Ad alimentare la polemica è arrivata anche una pesante gaffe dell’esecutivo Morsi. Una riunione convocata dal presidente per discutere della questione è stata trasmessa per errore diventando di dominio pubblico. Nel corso dell’incontro Abu al-Ila Madi, esponente del partito pro-Morsi Wasat, ha affermato che si potrebbe ipotizzare un’azione militare per costringere l’Etiopia a rivedere la sua posizione. Ayman Nour, dell’area laica, ha proposto di diffondere la voce che l’Egitto sia in possesso di sofisticati aerei militari capaci di colpire a grandi distanze. Mohamed el Sadat, liberale, ha suggerito invece, di armare ribelli e tribù locali contrarie al progetto per sabotare l’impianto. Le scuse di Morsi non sono bastate a fermare la polemica, sia interna che esterna. Il governo etiope, nella giornata di giovedì, ha convocato l’ambasciatore egiziano per avere dei chiarimenti in merito alle dichiarazioni dei politici, mentre il portavoce del premier Haile Mariam Desalegn, ha dichiarato che il progetto continuerà indipendentemente dalle dichiarazioni di parte egiziana.
In realtà l’Etiopia, stando a quanto riportato da Maghreb Intelligence, avrebbe già adottato delle contromisure. Esponenti delle forze armate etiopi avrebbero infatti intensificato i contatti con le Tsahal, forze armate israeliane, al fine di prepararsi per un’eventuale azione armata egiziana.
La posizione del Sudan rimane invece più defilata. Il ministro dell’informazione sudanese, e portavoce del governo, ha dichiarato che il Sudan riceverà un grande beneficio dall’opera etiope soprattutto grazie alla possibilità di accedere alle risorse idriche sotterranee che ridurranno la dipendenza del paese dalle precipitazioni.
L’Egitto sembra quindi isolato nel contrastare la determinazione di Addis Abeba.