Francia: il governo di Hollande vara un piano di 20 miliardi per tagliare il costo del lavoro e far ripartire la competitività delle imprese
di Alberto Bellotto
La Francia continua l’opera di risanamento dell’economia e dell’industria. Lo scorso 6 novembre, il governo di François Hollande, recependo le indicazioni del rapporto Gallois, ha varato un nuovo piano di sgravi fiscali per le imprese del valore di 20 miliardi, che sarà portato avanti nei prossimi tre anni, con lo scopo di bloccare il deficit commerciale.
Il provvedimento del governo è stato attuato dopo un lungo periodo di pressioni e richieste da parte del mondo economico e industriale transalpino.
Il Financial Times, in un articolo a firma di James Boxell pubblicato a fine ottobre, riportava la notizia di una lettera aperta firmata dai vertici delle maggiori società incluse nell’indice borsistico Cac 40. Secondo i grandi industriali, la chiave per rendere competitive le imprese francesi sarebbe quella di attuare un taglio della spesa pubblica di circa 30 miliardi in 5 anni. L’amministratore delegato della Peugeot, Philippe Varin, accanto ad altri dirigenti industriali, ha sostenuto più volte che l’export francese sia fortemente penalizzato dal costo del lavoro che, sotto forma di contributi al welfare, grava sulle aziende.
Il governo dal canto suo, ha ribadito, tramite il ministro delle finanze Pierre Moscovici, che ‹‹non si può ridurre il carico del welfare sui datori di lavoro con la bacchetta magica. È una cosa che va fatta nel corso dei cinque anni della presidenza Hollande››. A questo proposito l’esecutivo socialista, lo scorso giugno, aveva nominato l’industriale Louis Gallois, commissario generale all’investimento. Il compito di Gallois, in passato alla guida del colosso aeronautico Eads e delle ferrovie statali (Sncf), era quello di stilare una relazione sullo stato della competitività delle imprese e dei possibili provvedimenti da adottare.
Il rapporto Gallois, realizzato dopo circa cinque mesi di lavoro, è stato presentato al primo ministro Jean-Marc Ayrault lo scorso 5 novembre. L’intervento più incisivo di tale rapporto è rappresentato dalla proposta di un taglio fiscale di circa 30 miliardi in due anni. Nello specifico, Gallois prevede un taglio di 20 miliardi dei contributi sociali delle aziende, che equivale ad una diminuzione del costo del lavoro, e uno di 10 miliardi da recuperare rimodulando la retribuzione dei dipendenti. La cifra da destinare allo Stato Sociale dovrebbe poi essere recuperata attraverso un aumento dell’aliquota Csg (tassa prelevata sui salari) e dell’Iva.
Accanto a questa proposta, la relazione riporta una serie di provvedimenti collaterali che riguardano: le piccole imprese, come appalti pubblici dedicati, aliquote fiscali fisse per almeno cinque anni e una serie di aiuti per le aziende che si occupano di esportazione; la politica energetica, come la ricerca per l’estrazione del gas di scisto; l’organizzazione aziendale, con la revisione delle filiere industriali e l’imposizione della presenza di almeno 4 rappresentanti dei dipendenti nei consigli di amministrazione delle società con oltre 5.000 dipendenti; e infine con una riforma scolastica che preveda la presenza delle aziende negli istituti tecnici e professionali.
Le reazioni al piano Gallois sono state accolte con favore da più parti. L’Ump, partito di opposizione, stando a quanto dichiarato dall’Ansa, ha detto di “approvare totalmente” il rapporto ed ha invitato il governo di Hollande ad ‹‹avere il coraggio di approvare tutte queste misure e subito››. Accanto all’Ump, anche il Medef (la Confindustria transalpina) si è detta favorevole promuovendo il piano come una ‹‹tappa decisiva verso un big bang economico salvifico››. Qualche mugugno si è levato invece dal Partito Socialista ora al governo. Mentre il ministro del Risanamento produttivo, Arnaud Montebourg, si è espresso con favore, la senatrice Marie-Noelle Lienemann si è detta contraria ‹‹all’idea che la competitività dell’economia francese sia legata al costo del lavoro››.
Il governo, recepito il lavoro di Gallois e preso atto della difficile situazione delle esportazioni, ha disposto quindi un piano speciale per le aziende. Il taglio di 20 miliardi non riguarderà però i contributi sociali, ma si configurerà come crediti d’imposta (tasse sulle imprese non riservate al welfare). La cifra verrà ammortizzata attraverso due canali: 10 milioni saranno recuperati attraverso il taglio alla spesa pubblica e nuove imposte ambientali, e 10 milioni entreranno grazie alla rimodulazione dell’Iva. Il tasso generale passerà dal 19,6 al 20%, quello intermedio dal 7 al 10% mentre l’Iva sui beni di prima necessità verrà diminuita dello 0,5% attestandosi al 5%.
Al di là delle proposte, il rapporto realizzato da Louis Gallois ha evidenziato come lo stato di salute dell’economia francese sia cagionevole. L’apporto dell’industria al Pil è passato dal 18% del 2000 al 12,5% del 2011. Oltre a questo, il dato di maggiore impatto è dato dalle esportazioni: la Francia nel giro di dieci anni è passata da un saldo attivo di 25 miliardi, ad uno passivo dello stesso valore.
Quello che è certo è che l’azione intrapresa dal governo francese, seppur realizzata in tempi brevi, mira ad avere effetti anche nel medio e lungo termine, con la speranza di ottenere risultati simili a quelli della Germania.