Renato Natale, speranza anti camorra a Casal di Principe
di Giulia Mazzetto
“Una vittoria incredibile, raccontare senza paura può davvero cambiare le cose” così Roberto Saviano definisce il trionfo di Renato Natale ex Pci e Pd, neo eletto Sindaco di Casal di Principe (Caserta), che al ballottaggio dell’8 giugno, con le sole due liste civiche “Casale Rinasce” e “Ricostruiamo”, rappresentative soprattutto di area centro-sinistra, ottiene il 68,2% dei voti, sconfiggendo il suo quasi omonimo Enrico Maria Natale, sostenuto invece da altre quattro liste. Nei giorni in cui il super pentito Antonio Iovine sta raccontando gli orrori perpetrati in questi anni dalla camorra, contribuendo a minare il sistema creato dai Casalesi, la vittoria di un uomo coraggioso, nel mirino della criminalità organizzata da oltre 20 anni, forse è il segnale che qualcosa sta davvero cambiando.
Renato Natale è un medico di 64 anni, tra i fondatori dell’associazione Jerry Essan Masslo, impegnata nella tutela della salute degli immigrati colpiti dalla piaga del caporalato, referente di Libera in terra di Gomorra, fortemente convinto del recupero dei beni confiscati alle mafie a fini sociali, membro del Comitato intitolato a Don Peppe Diana e dal 2014 membro dell’esecutivo della Rete italiana del dialogo interculturale (RIDE).
Torna a sedere sulla poltrona di primo cittadino dopo vent’anni dalla prima brevissima esperienza amministrativa, in cui la sua priorità assoluta della trasparenza e della lotta ai clan durò solo pochi mesi: era infatti il 1994 quando si rese protagonista della cosiddetta “battaglia dei paletti” con l’intento fortemente simbolico di pedonalizzare il centro della città campana, impedendo l’ingresso alle auto attraverso l’installazione di appositi pali delimitativi. I camorristi non gradirono l’idea che un Sindaco si permettesse di controllare davvero quel territorio interpretando la volontà popolare, così ogni sabato, per settimane, sradicarono e portarono i “paletti della discordia” sotto l’abitazione del primo cittadino, il quale puntualmente li ricollocava al loro posto. Arrivarono persino a rovesciargli davanti alla porta di casa un camion colmo di letame di bufala, costringendolo poi, poco tempo dopo, alle dimissioni forzate facendolo cadere per mano della sua stessa maggioranza che gli votò contro.
Era un periodo estremamente difficile, in cui il clan dei Casalesi, comandato da Francesco Schiavone detto Sandokan, governava indisturbato l’intera zona, con bombe, intimidazioni, gambizzazioni e uccisioni di persone oneste, tra le quali don Peppe Diana, il sacerdote anticamorra trucidato da due sicari nella sagrestia della sua chiesa mentre si apprestava a celebrare messa nel marzo 1994. Qualche anno dopo, durante il processo Spartacus, emerse che quell’anno era stata programmata anche la morte di Renato Natale, definito dal pentito Roberto Vargas “l’unico politico di Casale non colluso, che ci ha sempre combattuto”: i boss cercavano infatti uno straniero che, fingendosi ubriaco, avrebbe dovuto investirlo con la macchina, approfittando del fatto che il sindaco era solito muoversi in bicicletta, ma il piano non venne poi attuato.
Le intimidazioni tuttavia non cessarono, nel 2011 una lettera con minacce di morte a moglie e figli gli fu fatta pervenire, infilata sotto il portone di casa, a causa del suo interessamento alle relazioni tra appalti e camorra. Avvenimento che comunque non lo scoraggiò, tant’è che l’anno seguente presentò una nuova candidatura a Sindaco, sostenuta in modo unificato da tutte le forze politiche che avevano rinunciato a presentarne di proprie, ma a tre giorni dalla presentazione ufficiale delle liste, il Consiglio dei ministri sciolse il Comune, portando così al commissariamento e facendo saltare la tornata elettorale.
Non deve quindi sorprendere la grande festa scoppiata per le strade di Casale al momento della sua vittoria, riassunta nello striscione apparso in piazza Mercato con la significativa scritta “Qui la camorra ha perso”. Il primo pensiero del nuovo Sindaco è rivolto all’amico scomparso don Diana: “vent’anni fa ero vicino al suo cadavere, oggi assistiamo alla sua resurrezione e a quella di tutto il popolo casalese contro la camorra”, ha detto commosso, aggiungendo poi una chiara dichiarazione di intenti contro la criminalità organizzata, conscio che il percorso che Casale ha dinnanzi rimane sicuramente irto di ostacoli, ma anche che Gomorra oggi forse fa un po’ meno paura.