L’Aja indaga sulle violenze in corso nella Repubblica Centrafricana
di Alberto Bellotto (@albertobellotto)
L’Aja riaccende i riflettori sulla Repubblica Centrafricana. Lo scorso 7 febbraio la Corte penale internazionale, con sede in Olanda, ha diramato un comunicato ufficiale nel quale dichiara l’apertura di un’indagine preliminare sulle violenze nel paese africano.
Da circa un anno la Repubblica Centrafricana è il teatro di una violenta guerra civile che a tratti ha assunto le sembianze di un conflitto etnico. Nel marzo del 2013 le milizie Seleka di religione islamica, con il supporto di miliziani provenienti da Ciad e Sudan, hanno deposto il presidente François Bozizé con un colpo di Stato. Nel corso dei mesi successivi si sono susseguite una serie di violenze tra la minoranza musulmana e la maggioranza cristiana del paese, che hanno portato prima la Francia e poi l’Onu ad aumentare il contingente militare nel paese.
Diverse Ong, tra cui Emergency, Amnesty International e Human Rights Watch, nei mesi scorsi hanno denunciato un’escalation di violenze senza fine. Secondo un rapporto del Guardian, nel solo mese di dicembre sarebbero morte oltre 1000 persone negli scontri.
Lo scorso 10 gennaio, dopo otto mesi di presidenza, il leader della coalizione Seleka Michel Djotodia, si è dimesso dal suo incarico per dare un segnale forte al paese. Al suo posto il Consiglio di Transizione Nazionale ha nominato la prima donna presidente del paese, nonché cristiana moderata, Catherine Samba-Panza, con lo scopo di abbassare il livello della tensione che sta colpendo lo Stato africano. La stessa Samba-Panza il giorno del suo insediamento ha dichiarato: «Sono il presidente di tutti i centroafricani, senza eccezioni. Chiedo ai miei bambini anti-balaka e Seleka di ascoltarmi e di mettere giù le armi».
Nonostante l’ottimismo portato nel paese dall’elezione di Samba-Panza le violenze non sono cessate. Nella capitale, Bangui, nei giorni scorsi sono morte almeno 8 persone. Cinque sono state ritrovate senza vita in periferia, mentre altre tre sono morte nel corso di un litigio tra gruppi etnici. L’ottava invece è stata uccisa e mutilata dalle forze di sicurezza governative nella mattina del 9 febbraio.
Fatou Bensouda, procuratore della Corte penale internazionale, ha spiegato la decisione della Corte chiarendo che «la tragica situazione in cui versa la popolazione civile dal settembre 2012 non ha smesso di deteriorarsi». L’Aja indagherà sui crimini più feroci che hanno attraversato il paese, come omicidi, saccheggi, torture, mutilazioni e reclutamenti forzati di bambini.
L’inchiesta è stata accolta positivamente dal governo. La presidentessa, ha dichiarato che «senza la giustizia non potremmo mai riportare la pace in Repubblica Centrafricana e che è giusto che le violazioni dei diritti dell’uomo non restino impunite», specificando anche che «ciascuno dovrà rispondere dei propri atti e che ognuno di loro pagherà per i propri atti di fronte al Tribunale penale internazionale».
L’inchiesta dell’Aja prevede una stretta collaborazione con le autorità di Bangui e allo stesso tempo con i paesi vicini. Lo Stesso Ciad ha dichiarato di voler processare direttamente i miliziani ciadiani che hanno partecipato ai massacri.