Pubblicato il: Mer, Set 26th, 2012

È morto Maya Naser, il giornalista che aspettava il suo turno guardando Damasco dietro i vetri di una finestra

di Alessandro Pagano Dritto

Maya Naser, ucciso oggi a Damasco, in collegamento con la sua emittente, l’iraniana Press TV.

Due mesi prima, il 2 luglio, era appena passata la mezzanotte: era una Night in Damascus, una notte a Damasco, come poi scrisse.

Maya Naser era un reporter della tv iraniana di Stato che oggi pomeriggio stava commentando in diretta le esplosioni ascoltate con le sue orecchie in città: ne aveva riferito poco prima tramite il suo profilo Twitter. A quelle esplosioni è seguito un conflitto a fuoco tra l’esercito e i ribelli del Free Syrian Army, quando un proiettile l’ha colpito e anche lui è morto, mentre il collega Hosein Mortada è rimasto ferito.

Una notte dell’inizio di luglio Maya Naser guardava fuori da una finestra e ascoltava gli spari e le esplosioni, quelle cicatrici del suono che testimoniano per un attimo la violenza della guerra. Erano gli spari degli uomini dell’esercito governativo, che allora come ora conduceva una lotta senza quartiere contro i ribelli del Free Syrian Army.

I commenti della prima ora parlano di un cecchino, ma le immagini caricate su Yotube, che si fermano rispettosamente prima del momento fatale, lo mostrano acquattato dietro un muro: sembra l’entrata di un edificio, e attorno si sentono gli spari. Non è impossibile che in quelle condizioni ci si trovi nella traiettoria di un proiettile vagante.

Quella notte a Damasco, poco dopo mezzanotte, Maya Naser pensava a un suo amico dottore morto senza un motivo. Non era certo dalla parte di Assad il dottore: il padre era addirittura stato in prigione a causa del suo dissenso con il governo. Ma questo non lo aveva aiutato a superare indenne la guerra ed era morto come si può morire in guerra quando le armi sono pronte a sparare. Senza una spiegazione precisa.

Damsco, Aleppo e tante altre sono città dove ogni metro costa sangue, dove ogni muro, ogni carcassa d’automobile, ogni pila di copertoni può decidere la sottile differenza tra la vita e la morte, dove a volte l’odore di bruciato e il fumo intasano i polmoni.

Un fotogramma della tv siriana di Stato mostra soldati lealisti mentre combattono nelle strade di Damasco. (AP)

Quella notte a Damasco Maya Naser scriveva anche di aver sognato di pranzare con la propria «amata ragazza». Non ne dice il nome e a tanti chilometri di distanza non è facile per un giornalista sapere se quella ragazza avesse un viso o fosse solo un sogno lontano. Si sa solo che Maya Naser era nato il 30 luglio 1979 in Siria, aveva studiato scienze politiche all’università di New York, parlava bene inglese e arabo. Da inviato era stato in Usa, Libano, Giordania, Egitto e Bahrain. E di questo ci informa in poche laconiche righe il sito della televisione per cui lavorava.

Poi è tornato nella sua Siria, a Damasco, per seguire le truppe dell’esercito governativo.

«Morale della favola: la mia gente sta morendo e io sono ancora qui che aspetto il mio turno».

Lo scrisse una notte a Damasco, guardando dai vetri la città, appena passata la mezzanotte.

  • Lina

    Ancora una volta Alessandro pagano Dritto si distingue in questo articolo,a metà tra giornalismo e racconto, con un’apprezzabile bravura nel tratteggiare fedelmente la notizia arricchendola però di particolari emotivi che riescono, contemporaneamente, a scuotere gli animi e le sensibilità dei lettori.

    • Alessandro

      Grazie ancora dei complimenti. E’ quanto cerco di fare di volta in volta: informare e coinvolgere.
      Alessandro Pagano Dritto

  • http://icittadiniprimaditutto.wordpress.com icittadiniprimaditutto

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.