Via libera della Commissione alla pillola dei cinque giorni dopo: cosa succede in Italia
di Adalgisa Marrocco
La Commissione Europea ha detto sì alla somministrazione senza ricetta medica del contraccettivo di emergenza a base di Ulipristal Acetato (nome commerciale: EllaONE), più conosciuto come la pillola dei cinque giorni dopo. La decisione dovrebbe riguardare tutti gli Stati UE e, di conseguenza, anche il Bel Paese. Ma, mai come in questo caso, l’uso del condizionale è d’obbligo.
Il lasciapassare comunitario è arrivato a seguito dell’opinione positiva rilasciata dalla Commissione per i Prodotti Medicinali Umani (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali. «Si tratta di un contraccettivo d’emergenza usato per prevenire gravidanze indesiderate se assunto entro 120 ore (5 giorni) da un rapporto sessuale a rischio, e agisce prevenendo o ritardando l’ovulazione. Il farmaco è più efficace se assunto entro le 24 ore. Rimuovere l’obbligo di prescrizione medica dovrebbe velocizzare l’accesso delle donne a tale medicinale e quindi aumentarne l’efficacia», afferma la European Medicines Agency (EMA). L’Agenzia Europea dei Medicinali ha inoltre tenuto a specificare che la pillola non ha effetti collaterali e non provoca danni alla paziente.
Prima di trovare effettiva applicazione anche in Italia, la decisione della CE dovrà aspettare il pronunciamento favorevole dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), i cui organi hanno dichiarato che la questione potrebbe essere sottoposta al Ministero della Salute. A giudicare dall’atteggiamento del nostro Paese, si preannunciano tempistiche da calende greche. Così, almeno per ora, la prassi italiana rimane contraddistinta da lungaggini dannose per le pazienti: per poter ottenere una confezione di Ulipristal Acetato, la richiedente dovrà sottoporsi a test di gravidanza, poi recarsi da un medico e finalmente ottenere la ricetta da presentare in farmacia. Ecco che il farmaco di emergenza pare perdere la valenza della sua definizione.
Le associazioni di medici cattolici sono già pronte a dare battaglia. Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dei Medici Cattolici Italiani, afferma: «Tale pillola non ha effetto antiovulatorio, bensì un effetto anti-annidatorio. È irresponsabile e volutamente provocatoria la decisione dell’EMA e della Commissione Europea di liberalizzare la vendita della “pillola dei cinque giorni dopo” senza prescrizione. È una facilitazione dell’aborto o comunque un aborto mascherato.»
La vicenda fa tornare alla mente una decisione dell’AIFA risalente al febbraio 2014: in quei giorni, l’Agenzia Italiana del Farmaco aveva affermato che la “pillola del giorno dopo” non poteva essere considerata farmaco abortivo, a seguito di indicazioni precedentemente fornite dall’European Medicines Agency. Ai tempi, per quanto riguardava specifici casi, l’EMA aveva addirittura messo in dubbio la capacità contraccettiva di medicinali contenenti progestinico (ormone) Levonorgestrel, come Norlevo, Levonelle/Postinor e Levodonna. In via ipotetica, veniva inclusa anche la “pillola dei cinque giorni dopo” EllaONE (Ulipristal Acetato). La rivalutazione era conseguenza di alcuni studi clinici condotti su Norlevo, i cui esiti avevano decretato un’efficacia contraccettiva ridotta nelle donne che pesavano 75 chilogrammi o più, e totale inefficacia nelle donne con peso corporeo superiore a 80 chilogrammi.
In occasione di quei fatti, Il Referendum aveva intervistato il dottor Silvio Viale, ginecologo e politico radicale, che aveva dichiarato: «In Italia si investe molto poco nei contraccettivi d’emergenza, infatti abbiamo vendite corrispondenti ad un terzo o ad un quarto di quelle registrate in Francia ed Inghilterra. Inoltre, siamo l’unico Paese ad avere la prescrizione obbligatoria non ripetibile per questi farmaci, quando in altre nazioni sono addirittura classificati come medicinali da banco. Si tratta di una condizione assurda se, a livello di controindicazioni, possiamo affermare sia più pericoloso assumere un’aspirina senza consultare un medico che non la pillola del giorno dopo».
Interpellato sulla capacità abortiva degli anticoncezionali d’emergenza, Viale aveva smentito ciò che tuttora viene sostenuto da alcuni suoi colleghi. «Gli studi hanno dimostrato l’incapacità di questi farmaci di agire ad incontro ovulo-spermatozoo già avvenuto, confermando la maggior efficacia (puramente contraccettiva) nelle prime ore successive il rapporto non protetto. In più, personalmente non ho mai sostenuto che la gravidanza inizi con l’impianto», aveva detto il ginecologo.
Oggi il tema dei medicinali d’emergenza torna all’ordine del giorno e l’Italia sembra rimanere ancora una volta un passo indietro.