Pubblicato il: Lun, Mag 7th, 2012

Femminicidio: è emergenza sociale anche in Italia

di Angela Amarante

L’installazione realizzata a Enna dall’ass. Donne Insieme

In Italia il femminicidio è diventato una vera e propria emergenza sociale. Sono cinquantasei le donne ammazzate dall’inizio dell’anno ad oggi. L’ultima, in ordine di tempo, è la ventenne Vanessa Scialfa, strangolata dal fidanzato con i cavi di un lettore dvd e poi gettata da un cavalcavia, avvolta in un lenzuolo. Proprio ad Enna, città in cui Vanessa è stata uccisa, l’associazione Donne Insieme ha realizzato un’installazione per dire basta alla violenza sulle donne: trecentosessanta paia di scarpe, una per ogni donna uccisa tra il 2008 e il 2010. Una cifra impressionante, che accomuna l’Italia ai paesi latinoamericani, tristemente noti per il numero inverosimile di omicidi di donne. Una cifra che rischia di diventare ancora più tragica, se si considera il dato sommerso, cioè tutte quelle donne che per mancanza di reti d’appoggio, o per timore, non riescono a chiedere aiuto.

L’associazione nazionale Dire – Donne in rete contro la violenza ha reso noto che sono quasi 14.000 le donne che ogni anno si rivolgono ai Centri antiviolenza e alle Case delle donne. Il 78% sono stati “nuovi casi”, e il 71% delle donne sono di nazionalità italiana. Gli autori di questi reati sono stati per il 64% partner, il 20% ex fidanzati, l’8% familiari, il 6% conoscenti, e solo il 2% estranei. La violenza sta in casa, tra le mura domestiche, proprio quelle tra cui ci sentiamo, o dovremmo sentirci, protetti.

A livello nazionale, secondo gli ultimi dati Istat, una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima nella sua vita dell’aggressività di un uomo. Sei milioni 743 mila quelle che hanno subito violenza fisica e sessuale, e ogni anno vengono uccise in media 100 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex. Quasi 700 mila donne, sempre secondo i dati Istat, hanno subito violenze ripetute dal partner e avevano figli al momento della violenza, e nel 62,4% dei casi i figli hanno assistito a uno o più episodi di violenza.
E può capitare che siano i figli stessi a denunciare la violenza: è di pochi giorni fa la notizia di un ragazzo minorenne, figlio di una coppia separata, che ha denunciato il padre per le ripetute violenze fisiche e verbali contro la madre.

L’Italia conferma così il tragico primato europeo per le violenze e gli omicidi intrafamiliari. «C’è una sottovalutazione del fenomeno violenza in famiglia che va di pari passo con un aumento dei casi di omicidi e di maltrattamenti. Oggi c’è un clima sociale che spinge all’esasperazione e la coppia è il luogo dove si manifesta il lato peggiore di un individuo, specialmente se violento. Ecco perché è pericoloso accettare anche il primo schiaffo: perché dopo, quasi sicuramente, ne seguiranno altri e sarà sempre peggio», spiega in un’intervista all’Ansa la criminologa Roberta Bruzzone, consulente di Telefono Rosa. «Questi omicidi non sono “delitti passionali”  o “raptus di follia” – precisa Roberta Bruzzone – ed è improprio usare questi termini. Sono omicidi premeditati e lucidi. Spesso le vittime sono prima torturate psicologicamente e poi massacrate con efferatezza. In tanti anni d’indagini di gente che ha ucciso in preda ad un raptus ne ho vista pochissima. Di ‘passionale’ in questi delitti non c’è nulla. Sono delitti d’odio. Uccidere, per questi uomini, è una forma di controllo delle vittime. Il delitto passionale non ha nulla dell’amore».

Di fronte all’evidenza dei numeri che fotografano una realtà tragica, solo le istituzioni possono dare una risposta concreta. Secondo la presidentessa di Telefono Rosa, Maria Gabriella Moscatelli, servono risorse economiche e una Commissione straordinaria per fronteggiare la piaga delle violenze di genere. I Centri antiviolenza chiedono che non siano tagliati loro i fondi e che il governo firmi la Convenzione Europea per la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne, impegnandosi così a intervenire concretamente per combattere la violenza di genere. Intanto la petizione “Mai più complici”, lanciata dal movimento Se non ora quando e volta a sensibilizzare i media e la popolazione sul tema del femminicidio, ha già raccolto 25.000 firme.

È ora di riconoscere che esiste al mondo una grave piaga, e si chiama femminicidio. Che l’Italia, paese civile, occidentale, democratico ne detiene il primato a livello europeo. È ora che la politica si faccia carico delle possibili soluzioni e dia il suo appoggio a tutte le realtà istituzionali e locali che difendono le donne vittime di violenza. La grandezza di uno Stato dipende anche dalla prontezza con cui si prende cura degli inermi.