Pubblicato il: Ven, Gen 24th, 2014

Ucraina, tregua dopo le prime vittime: gli ultimi sviluppi tra negoziati e ultimatum

di Riccardo Venturi

Proteste a Kiev

In Ucraina le proteste anti-Yanukovich non accennano a placarsi. Mercoledì sono state accertate le prime due vittime tra i manifestanti, ma fonti interne ad EuroMaidan, il cosiddetto «comitato organizzativo della resistenza ucraina», riportano un totale di cinque morti. Nonostante la tensione abbia superato i normali livelli di allerta, sembra essersi concretizzata l’ipotesi di una tregua temporanea fra le due parti.

I “filo-europei” sono in piazza a Kiev ormai da novembre dello scorso anno, ma Governo e opposizione si trovano su posizioni sempre più inconciliabili. Il Presidente ucraino Yanukovich è sprofondato nell’occhio del ciclone da quando ha deciso di non ratificare gli accordi con l’Unione Europea, favorendo un riavvicinamento con la Russia di Putin.

In questi ultimi giorni le proteste si sono intensificate a causa dell’approvazione da parte del Parlamento di una legge repressiva nei confronti dei manifestanti. Mercoledì sono ripresi gli scontri che, dopo i primi lanci di oggetti, hanno visto la polizia sfondare le barricate sistemate nelle strade del centro della Capitale. In seguito alle cariche delle forze dell’ordine, due persone sono decedute per ferite d’arma da fuoco. Un altro uomo sarebbe morto cadendo da un colonnato davanti allo stadio Dynamo Lebanovski, mentre sulle altre due possibili vittime non è stata ancora fatta chiarezza. Nei disordini di mercoledì si contano anche più di 150 feriti. La situazione è leggermente rientrata nella normalità solo nella mattinata di giovedì.

Mercoledì è stata una giornata convulsa anche per l’esito negativo di un incontro voluto dal Presidente Yanukovich con i rappresentanti dei tre principali partiti di opposizione, fra i quali c’è anche quello dell’ex primo ministro Yulia Tymoshenko. Dopo un lungo colloquio di tre ore, i dimostranti hanno fatto sapere che il Governo non ha saputo dare risposte alle loro richieste ed hanno quindi alzato il tiro: o il Presidente indice elezioni anticipate o le proteste dilagheranno.

Vitali Klitschko, ex pugile e leader del partito di opposizione Alleanza Democratica Ucraina per la Riforma, ha prospettato scenari da guerra civile, parlando a una piazza stracolma e rivolgendosi a Yanukovich: «Tu, signor Presidente, hai l’opportunità di risolvere questa vicenda. Le elezioni anticipate cambieranno la situazione senza spargimento di sangue e noi faremo di tutto per ottenerle. Domani (ovvero giovedì sera), se non saranno state concesse andremo avanti insieme. E se sarà una pallottola in fronte, sarà una pallottola in fronte, ma in un’onesta, corretta e coraggiosa maniera». Tuttavia, la tregua concordata dalle due parti sembra aver messo in secondo piano l’ultimatum. Yanukovich ha promesso una riunione straordinaria del Parlamento per discutere sulla possibilità che il Governo si dimetta e che vengano indette elezioni anticipate. Al momento la via diplomatica prevale, nonostante l’escalation di mercoledì.

Le reazioni di tutto l’ambiente di EuroMaidan sono comunque molto dure e sottolineano che la situazione rimane estremamente precaria. Le accuse sono dirette anche al Primo Ministro Mykola Azarov e al Ministro degli interni Vitaliy Zakharchenko, ai quali viene attribuita la responsabilità delle violenze da parte delle forze dell’ordine sui dimostranti. Le autorità negano qualsiasi ingerenza con le morti di mercoledì e assicurano che la polizia non ha mai usato armi da fuoco contro i cittadini ucraini. Di certo, gli sms intimidatori ricevuti mercoledì sera in maniera anonima dai manifestanti non aiutano la credibilità dell’esecutivo: «Caro abbonato, sei stato schedato come partecipante a un’azione di disturbo di massa».

Intanto, Yulia Tymoshenko ha pubblicato sul suo sito una lettera diretta a tutto il Paese in cui sostiene che: «Con la morte dei nostri due ragazzi Yanukovich ha smesso di essere il Presidente dell’Ucraina ed è diventato un assassino». Dall’estero il Primo Ministro Azarov minimizza e fa ricorso alla già testata retorica dell’estremismo e del tentativo di golpe: non abbastanza per convincere le cancellerie occidentali. Mentre l’Unione Europea si dichiara indignata tramite le voci del Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e del Commissario europeo per l’allargamento e la politica europea di vicinato Štefan Füle, altre critiche provengono da Germania, Polonia, Francia e Svezia. Anche gli Stati Uniti «sollecitano il governo a compiere delle azioni concrete che rappresentino un passo in avanti per l’Ucraina, inclusa l’abrogazione della legislazione anti-democratica e l’inizio di un vero dialogo con l’opposizione politica». La Russia reagisce all’ingerenza internazionale, invitando gli altri Paesi a non interferire con gli sviluppi interni dell’ex repubblica sovietica.

Allo stato attuale, il rischio di quella che Gorbaciov ha definito «una pericolosissima escalation che può portare ad una catastrofe» rimane alto. La tensione è ormai sfociata in violenza, non solo nella capitale Kiev. All’inizio della prossima settimana il Parlamento si riunirà per discutere sulle misure da intraprendere per evitare il peggio, ma una soluzione definitiva e strutturale sembra ancora lontana. L’Ucraina è un paese che storicamente porta con sé in eredità una spaccatura tra sentimenti pro-europei /nazionalisti e tendenze russofile, rendendo il dialogo difficile aprioristicamente. Se il governo proseguirà con la linea dura e i manifestanti non renderanno più flessibili le loro richieste, l’Ucraina rischierà di entrare in un vortice di violenze con molte implicazioni internazionali. Tutte le speranze sono riposte nelle trattative che, nonostante tutto, vanno avanti.