Umberto Veronesi: ‘In Italia l’eutanasia clandestina è una realtà’
di Adalgisa Marrocco
Un gran numero di medici italiani sarebbero favorevoli all’eutanasia e, in quanto tali, opererebbero in modo da indurre la dolce morte: questa è la dichiarazione dello scienziato Umberto Veronesi.
La situazione descritta dal noto medico andrebbe contro la regolamentazione italiana che, in caso di eutanasia clandestina, prevede l’accusa di omicidio volontario. Diventa così ancora più anacronistico il veto che l’Italia pone da decenni al varo di una legge che consenta il fine vita come scelta consenziente. Accanto al fenomeno dell’eutanasia clandestina si aggiunge quello del turismo eutanasico: pazienti e familiari italiani che, affrontando ingenti spese, si recano in altri Paesi europei (anzitutto in Svizzera) per mettere fine alle proprie sofferenze.
I dati parlano chiaro: secondo l’ISTAT, in Italia ogni anno si registrano 1.000 suicidi e altri 1.000 tentati suicidi da parte di malati; sempre annualmente, si è stabilito che circa 20mila malati terminali accedono al fine vita grazie all’intervento di medici[1] consenzienti ad indurre la dolce morte.
Il divieto italiano – imposto non solo al varo di misure che rendano l’eutanasia legale, ma anche alla loro discussione in Parlamento – andrebbe contro il principio espresso dalla Costituzione all’articolo 32 che, a proposito di accanimento terapeutico, afferma: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
A proposito di eutanasia e eutanasia clandestina/turismo eutanasico, qualche mese fa Il Referendum aveva intervistato Mina Welby, moglie di Piergiorgio e membro di presidenza dell’Associazione Luca Coscioni: «Recarsi in Svizzera per ricorrere a trattamenti eutanasici è davvero costoso, quindi non alla portata di tutti. In Italia, ci sono sicuramente casi di eutanasia clandestina. Poi esistono le cure palliative che offrono anche sostegno psicologico, ma sono comunque molto costose, adoperate molto nel Nord Italia, un po’ meno frequenti al Centro e totalmente assenti al Sud. Un’alternativa più economica sono gli antidolorifici. Tante volte, si sceglie di somministrare una dose maggiore di morfina per accelerare il decesso in modo silenzioso, pur nella consapevolezza di rischiare un processo per omicidio volontario. Il medico che ha assistito mio marito Pier Giorgio è stato imputato (e poi prosciolto) di omicidio del consenziente, avendo messo in atto un suicidio assistito per porre fine alle sofferenze causate dalla ventilazione artificiale. Avere diritto a scegliere sul fine vita dovrebbe essere un sollievo, la concretizzazione del diritto a concludere la propria esistenza in modo sereno.»
Il bisogno di una regolamentazione necessita comunque di un accurato approfondimento, a partire dallo studio del modello olandese. «Naturalmente l’eutanasia deve essere volontaria. In Olanda la legge non è superficiale ma molto severa, il suicidio assistito è punito e l’eutanasia è una deroga che si ha di fronte a un malato in fin di vita (un malato in buone condizioni di facoltà mentali che chiede ripetutamente iniezioni). Viene concessa eventualmente dopo la riunione di tre esperti», sottolinea Umberto Veronesi.
[1] Dati estrapolati dalla ricerca condotta nel 2007 dall’Istituto Mario Negri.