“Primavera nera” in Burkina Faso: cosa succede dopo le dimissioni di Campaoré
di Riccardo Venturi
In seguito alle violente proteste dei giorni scorsi esplose nella capitale Ouagadougou, si è dimesso il presidente Blaise Compaoré. Salito al potere nel 1987 con un colpo di stato che ha visto morire il rivoluzionario predecessore, Thomas Sankara, è rimasto in carica per ventisette anni. I motivi delle proteste sono da ritrovarsi in un disegno di legge che gli avrebbe permesso di estendere il suo mandato anche dopo la scadenza prevista dalla costituzione.
Il bilancio di questi primi giorni di tensioni non è chiaro: la BBC riporta un numero di cinque vittime, mentre altre fonti parlano di trenta morti e cento feriti. I manifestanti hanno assalito i principali centri di potere, fra cui il Parlamento, le sedi della televisione di stato e del partito al potere, ma anche le abitazioni private dei politici considerati più vicini a Campaoré.
L’esercito è intervenuto “a gamba tesa” sulle proteste, non prendendo una posizione chiara. Infatti, nonostante la rimozione del presidente, il capo delle forze armate, Honoré Traore, avrebbe scontentato anche l’opposizione, annunciando, oltre allo scioglimento dell’esecutivo e dell’Assemblea Nazionale, un governo di transizione istituito dall’esercito. La giunta, dotata di pieni poteri esecutivi e legislativi ma ancora priva di un capo designato, dovrebbe rimanere alla guida del paese africano per i prossimi dodici mesi, per poi lasciare spazio a un nuovo presidente democraticamente eletto. L’opposizione politica e i manifestanti non credono a quanto dichiarato da Traore e non ritengono sufficiente l’aver ottenuto la condizione (da loro considerata fondamentale) delle dimissioni dell’ormai ex-presidente.
Il capo del “Movimento del Popolo per il Progresso”, Emilre Pargui Parè, ha rimarcato l’importanza di una consultazione popolare e democratica, paragonando quanto successo in Burkina Faso alla cosiddetta Primavera Araba. La autoproclamata “Primavera Nera” di Ouagadogou rischierebbe così di venire soffocata sul nascere. Per questo motivo, le proteste di Piazza della Nazione si sono estese anche alla sede dello stato maggiore delle forze armate. Mentre Traore avrebbe dichiarato di essere disposto ad incontrare una delegazione, i manifestanti invocano a gran voce il nome del generale Lougué, ex-ministro del presidente, prima allontanato e infine arrestato, proprio durante questi giorni di caos.
L’annuncio delle dimissioni di Campaoré è stato letto in diretta tv e radio, scatenando i festeggiamenti nella capitale, ma anche in Francia, dove è presente una nutrita colonia di immigrati burkinabé. Tuttavia l’entusiasmo è durato poco, data l’assenza di un presidente dell’Assemblea Nazionale e, quindi, di un legittimo successore: le redini del potere sono finite in mano al generale Traore, in attesa del ritorno alla normalità costituzionale.
La situazione del paese centro africano preoccupa molto, Francia e Stati Uniti in particolare, data la sua importanza strategica per la stabilizzazione dell’area sub-sahariana più prossima al Sahel. Lo stesso Compaoré veniva considerato uno stretto alleato e, presumibilmente, proprio la sua vicinanza ai governi delle superpotenze occidentali lo aveva portato a sperare di mantenere il potere e, quindi, a ritardare le dimissioni. In generale, la comunità internazionale si è limitata a lanciare appelli di stop alle violenze. Anche gli immigrati burkinabé in Francia hanno unito alla gioia per la caduta di Compaoré, la rabbia per il silenzio di Parigi, protestando davanti all’ambasciata africana nella capitale francese.