Siamo liberi di amare oggi? Ancora troppi tabù in campo sessuale
di Chiara Gagliardi
Quante volte si pensa di avere qualcosa che non va, oppure di essere gli unici a soffrire un disagio? Nel 2014, i tabù in campo sessuale sono ancora molti: l’immagine che la società restituisce della sessualità non corrisponde alla reale situazione di molte persone. Si fa fatica ad aprirsi e a parlare di una sfera così intima e personale, eppure per risolvere numerosi «problemi» basterebbe un po’ di informazione in più. «Promuovere una sessualità sana e consapevole» è il motto del nuovo contest di AIED Roma, dedicato quest’anno ai ragazzi da 18 a 35 anni. «#Giovani – #LiberiDiAmare» è una gara di idee per incentivare il dialogo e la prevenzione su un tema così delicato, in modo da superare quelli che prima sembravano punti di non ritorno.
L’iniziativa è focalizzata in particolare sulla sfera della sessualità femminile, e questo si comprende anche dalle regole del contest: le idee di progetto, che dovranno avere un’utilità pratica e dovranno essere «concretamente realizzabili», verranno elaborate da un team di ragazze e ragazzi che dovrà necessariamente eleggere una capogruppo donna. Se l’idea sarà apprezzata e la squadra arriverà tra i primi cinque posti, la leader dovrà anche presentare il progetto durante il pitch contest del 28 novembre 2014, durante il quale sarà eletto il vincitore. Una percentuale del premio in denaro (10mila euro, di cui tremila saranno destinati ai ragazzi della squadra) sarà specificatamente destinata alla realizzazione del progetto su larga scala; oltre alla soddisfazione della vittoria, dunque, l’idea diventerà un gesto concreto. Il contest di AIED è al suo secondo anno di vita: nel 2013, l’argomento focale era stata la violenza sulle donne. Sessualità e tabù è un altro campo estremamente impegnativo da affrontare, ma comunque necessario. «Aumentano i casi di malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze indesiderate, rapporti vissuti con superficialità e violenza, omofobia, e tra i giovani vi è molta confusione sulla contraccezione, la prevenzione, la salute riproduttiva, il senso di una sessualità sana e felice» sostiene il presidente di AIED Roma Luigi Laratta.
Un’idea efficace per i giovani parte dagli stessi giovani: questa è la logica dietro il contest di AIED Roma. La gara, aperta dal 15 settembre, vedrà una prima fase di raccolta dei progetti, per poi arrivare alla sfida finale del 28 novembre. A far diventare il sogno realtà sarà l’enterprise Cocoon Projects, una startup dedicata all’«esecuzione» sul mercato di nuovi progetti. Soprattutto in tempo di crisi, la creatività fiorisce, e un buon inizio può ancora portare proventi economici; Claudia Pellicori, membro di Cocoon, spiega l’importanza di un’iniziativa che potrebbe cambiare la vita dei suoi ideatori e il concetto di sessualità fra i giovani, e che lo scorso anno ha conosciuto un grande successo.
- Quali risultati avete ottenuto l’anno scorso dal contest e quali sono le novità di quest’anno?
#NoViolenza #Donne 2013 è stato un successo. La tematica affrontata non era affatto facile, ma i ragazzi (dai 18 ai 30 anni) hanno saputo proporre idee dal forte impatto. Tutte molto diverse per impostazione, modalità d’azione, aspetti considerati, partner coinvolti, hanno però presentato alcuni elementi comuni: le attività con i ragazzi, la partecipazione delle scuole, il non lasciare sola chi ha subito violenza, la cooperazione con le istituzioni, le forze dell’ordine, le associazioni e i centri antiviolenza, il rifiuto del concetto vittima – carnefice, lo spazio dedicato all’arte, in particolare al teatro e alla musica. Ecco qualche numero significativo: 60 progetti in gara, 140 partecipanti di cui 121 donne e 19 uomini, una età media di 25 anni, circa 120mila voti web e 33 città italiane rappresentate. Il team eletto vincitore è stato Donne fuori scena, composto da tre ragazze di Roma: una cultrice della materia presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere dell’Università degli Studi Roma Tre; una psicologa, specializzanda psicoterapeuta, che esercita la professione presso l’ufficio tecnico scientifico dell’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze e svolge attività di ricerca e intervento nell’ambito della promozione del benessere, della salute e della prevenzione del disagio; un’attrice, regista e insegnante di teatro, diplomata nel 2005 al Teatro Due di Parma e nel 2008 alla Fonderia delle Arti di Roma.
- Quali sono e come stanno andando i progetti vincitori dello scorso anno?
Due sono i casi più rappresentativi: Donne Fuori Scena (vincitore del contest) e If You Were Me (uno dei 5 progetti finalisti del contest). Donne Fuori Scena ha lavorato molto sulla fase di discovery del progetto e su un modello di business sostenibile. Hanno organizzato vari laboratori di traduzione dei testi di alcune drammaturghe straniere e sono riuscite anche ad organizzare degli spettacoli teatrali. Attualmente continuano a cercare sempre nuovi spunti per portare avanti il loro progetto, facendolo evolvere e crescere. If You Were Me – Se Tu Fossi Me è stato contattato da gallerie d’arte e scuole per mostrare la tematica dello scambio dei ruoli uomo-donna, determinante per comprendere la realtà, sia per i ragazzi più giovani sia per un pubblico più adulto. Inoltre sono state contattate da Maria Vittoria De Matteis, giornalista di RaiNews24, che durante il contest #NoViolenza #Donne è rimasta colpita dalla loro proposta, perfettamente in linea con il suo modo di affrontare la tematica della violenza di genere, e che per questo ha deciso di inserire If You Were Me nel suo nuovo saggio, intitolato Ricerca Pilota – Sull’educazione al rispetto della differenza di genere nella parità dei ruoli, con la prefazione del Prof. Franco Ferrarotti. Inoltre sempre loro hanno girato uno spot per introdurre l’immedesimazione nell’altro/a rivisitando alcuni gesti della quotidianità. Oggi sono alla ricerca di nuovi spazi in cui portare il loro progetto e la loro risposta alla violenza contro le donne.
@chia0208