Pubblicato il: Gio, Lug 10th, 2014

Fecondazione eterologa: in attesa della decisione del Parlamento

di Adalgisa Marrocco

Bisogna aspettare che il Parlamento decida, si necessita di linee guida e, finché non si completerà l’iter, i centri non potranno operare. È questo, in sintesi, il pensiero del ministro della Salute Beatrice Lorenzin circa l’applicazione della fecondazione eterologa nel nostro Paese.

Eppure la Corte Costituzionale è stata chiara: il 9 aprile 2014 è stata sancita l’illegittimità della Legge 40 rispetto agli articoli 2, 3, 29, 31, 32, e 117 della Costituzione e agli articoli 8 e 14 della Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali, sostenendo che il sistema normativo italiano sia perfettamente idoneo al ripristino della tecnica. Quindi, il vuoto normativo non sussiste. L’unico obbligo burocratico reale, a cui il ministro non ha fatto riferimento, consta nella presentazione di una relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge proprio da parte del titolare del dicastero della Salute.

Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, ha dichiarato: «Atteso che, come sottolineato dai giudici costituzionali, non c’è vuoto normativo, i centri italiani hanno già dato il via a trattamenti di fecondazione eterologa e presto daremo notizia delle prime gravidanze. Queste dichiarazioni hanno solo lo scopo di creare ulteriori deterrenti e confusione».

Per quanto concerne la necessità di nuove linee guida, la questione sarebbe nello stesso modo diversa da quello che il Ministero vorrebbe lasciare intendere. «L’aggiornamento delle linee guida  è un atto dovuto previsto dalla legge 40 e siamo già in ritardo di sei anni, visto che andrebbero aggiornate almeno ogni tre, mentre l’ultima volta risale all’aprile 2008», questa la replica dell’Associazione Luca Coscioni.

Altri punti elencati dalla Lorenzin che rischiano di confondere l’opinione pubblica sono il limite al numero di donazioni  e i “cataloghi di donatori”.

Riguardo il numero delle donazioni sarà possibile un eventuale aggiornamento delle linee guida, ma intanto la Legge 40 già poneva il limite massimo a 6. «Il ministro non confonda donazioni con gravidanze», ricorda Filomena Gallo. Invece, circa l’ipotizzata catalogazione dei donatori, non esistono spettri eugenetici: gli abbinamenti donatore-paziente sono sempre stabiliti dai medici sull’esclusiva base delle caratteristiche biologiche e dopo controlli clinici accurati.

Infine, le dichiarazioni della Lorenzin rischiano di gettare dubbi anche sull’anonimato riservato ai donatori biologici di gameti. «Un punto fondamentale che andrà approfondito e sarà incluso nel consenso informato. Legislazioni straniere tendono sempre più a garantire il diritto a conoscere la propria identità e il diritto all’anonimato dei donatori è caduto in diversi Paesi in seguito a contenziosi legali», ha dichiarato il ministro della Salute. A tal proposito, bisogna ricordare come la Legge 40 espliciti già chiaramente che i figli nati da eterologa sono figli legittimi della coppia, svincolati da rapporti giuridici con i donatori che rimangono coperti dal più totale anonimato.

In alcuni casi, la Corte Costituzionale non basta.