L’offensiva dell’ISIS in Iraq ha causato 300 mila nuovi profughi
di Alberto Bellotto (@albertobellotto)
Il caos in cui è precipitato l’Iraq nelle ultime settimane ha portato con sé una nuova emergenza umanitaria. L’avanzata dell’ISIS (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) ha causato la fuga di oltre 800 mila persone dal nord del paese. Secondo una stima dell’UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) da venerdì ad oggi oltre 300 mila persone hanno lasciato la città di Mosul, aggiungendosi alle altre 500.000 che avevano abbandonato le proprie abitazioni all’inizio dell’anno nella provincia di Anbar, nell’ovest del paese.
In giallo i campi di Duhok e Erbil
La situazione è precipitata la scorsa settimana, nella notte tra il 9 e 10 giugno, quando i jihadisti dell’ISIS hanno conquistato la seconda città del paese, Mosul. Il gruppo, guidato dal misterioso quanto inafferrabile Abu Bakr Al Baghdadi, è nato nel corso della guerra irachena del 2003. Dopo una vicinanza con Al-Qaeda il gruppo si è staccato diventando autonomo e in diretta concorrenza con l’organizzazione terroristica guidata da al-Zawahiri. Attivo nel nord dell’Iraq e in Siria, il gruppo è salito alle cronache internazionali nel corso della guerra civile siriana, durante la quale si è scontrato sia contro l’esercito di Bashar al-Assad che contro l’Esercito siriano libero e il gruppo Al-Nusra, braccio armato di Al-Qaeda in Siria. Lo scopo primario dell’ISIS è quello di costruire uno Stato islamico, tra Siria e Iraq, sul modello degli antichi califfati arabi. Prima della conquista di Mosul, a gennaio l’ISIS aveva preso il controllo di Fallujah e si era portato molto vicino alla capitale, Baghdad. Ora, dopo la conquista di Mosul, le bandiere nere dell’ISIS hanno iniziato a sventolare anche in altre città, verso sud. Il movimento ha infatti preso anche Tikrit (città di origine di Saddam Hussein) e sta combattendo violentemente a Baquba.
Mentre ISIS ed esercito iracheno si fronteggiano, a farne le spese, come sempre, sono i civili. Molti a Mosul hanno deciso di abbandonare la città. Alcuni hanno preferito lasciare le proprie case per paura che l’esercito iracheno, o droni americani, iniziassero a bombardare i miliziani; altri invece sono scappati per paura dei soldati dell’ISIS.
Lasciata la città i civili si sono diretti verso est. 180.000 hanno cercato rifugio a Duhok e 100.000 a Erbil, città situate nella regione del Kurdistan, che negli ultimi mesi ha acquisito gradi di autonomia sempre più marcati. Adrian Edwards, portavoce dell’UNHCR, ha fatto sapere che molti dei rifugiati spesso arrivano al campo provvisorio di Khazair, tra Mosul ed Erbil, con ‹‹niente di più dei propri indumenti, senza soldi e senza un posto dove andare››. Quelli scappati verso nord-est, a Duhok alloggiano in ripari di fortuna come moschee, chiese e palazzi in costruzione. Già giovedì scorso Elisabeth Byrs, portavoce del programma alimentare delle Nazioni Unite ha fatto sapere che l’agenzia sta attivando ‹‹un’operazione d’emergenza per l’assistenza alimentare a 42.000 persone tra le più vulnerabili››.
More than 1,000 people who fled #Mosul are now living at the transit camp near Khazair checkpoint @Refugees #Iraq pic.twitter.com/RjkxjL0nyP
— Rocco Nuri (@Rocconuri) 16 Giugno 2014
Il campo provvisorio allestito a Khazair
Il problema principale è rappresentato dalla velocità dei combattimenti e dalla massa di rifugiati che si è mossa in breve tempo. Shoko Shimozawa, rappresentante in Iraq per l’UNHCR ha detto che ‹‹con la grande massa di persone che si sono mosse e con la paura di nuovi combattimenti sono necessari nuovi fondi per cercare di soddisfare i bisogni primari delle persone››. Dal canto suo il governo regionale curdo ha dato la sua disponibilità ad accogliere i rifugiati ma tramite il capo degli affari esteri, Dindar Zebari, ha chiesto: ‹‹che le organizzazioni umanitarie e il governo centrale iracheno provvedano ad inviare aiuti perché il governo curdo non riesce a far fronte a questa responsabilità da solo››.
Mohammad Alkhozai della croce rossa irachena ha fatto sapere che l’organizzazione ha provveduto ad inviare subito aiuti a Erbil e Duhok: ‹‹Abbiamo provveduto ad inviare oltre 60.000 pasti caldi nonché acqua potabile e fatto arrivare tende e generi di prima necessità››.
A livello internazionale si sono mossi anche altri paesi. La vicina Turchia ha provveduto ad inviare degli aiuti spedendo in Iraq tende, cibo e varie forniture e la Gran Bretagna ha stanziato 5 milioni di dollari di aiuti umanitari.
Foto a lato: veduta del campo provvisorio di Khazair Fonte: UNHCR