Il metodo Stamina e l’attesa della sentenza
di Adalgisa Marrocco
Un comitato nominato tre mesi fa, i cui lavori sono partiti solo l’altro ieri senza che gli esperti potessero dare rassicurazioni circa le tempistiche che porteranno alla sentenza. È questo ciò che accade attorno al metodo Stamina.
Michele Baccarani, presidente del comitato in questione e direttore del Centro per lo Studio delle Cellule Staminali e del Dipartimento di Ematologia e Scienze Oncologiche al Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, è il primo ad esprimere dubbi sulla tempestività del parere che la commissione dovrà fornire. Intanto, proprio a Baccarani è stata indirizzata un’accorata lettera da parte dei genitori dei pazienti: «Fate presto. Perché ancora non avete mosso un dito? Perché il ministro Lorenzin non ha ancora bloccato Stamina?». Indignazione e rabbia, ancor più forti dopo che il Tribunale di Pesaro ha consentito a Marino Andolina, medico indagato per somministrazione di farmaci pericolosi, di entrare in un ospedale per eseguire la terapia in questione su un bimbo di 3 anni affetto dal morbo di Krabbe.
La corte pesarese si difende. «Non risultava, né in via ufficiale né ufficiosa, che Marino Andolina fosse indagato e tantomeno era noto quali fossero i reati imputabili […] L’essere indagato da un Pm non rappresenta alcuna preclusione o incapacità all’esercizio della professione […] Andolina era l’unico in grado di sostituirsi personalmente nel praticare le infusioni, nel caso, del tutto prevedibile, in cui i sanitari della struttura avessero opposto rifiuto agli ordini di servizio del commissario ad acta […] In applicazione della legge 23 maggio 2013 n. 57, di conversione del dl 25 marzo 2013 n.24, che ha permesso la prosecuzione “dei trattamenti su singoli pazienti con medicinali per terapie avanzate a base di cellule staminali mesenchimali avviati anteriormente all’entrata in vigore del presente decreto”», questa l’autodifesa portata avanti dai giudici.
All’indomani dell’accaduto, le famiglie calcano la mano affinché le autorità assumano una posizione precisa in merito al caso, a perorare la loro causa c’è l’Associazione Luca Coscioni. Filomena Gallo, segretario dell’associazione per la libertà di ricerca scientifica, ha recentemente dichiarato a L’Unità: «Secondo il TAR della Lombardia nel settembre 2012, il metodo Stamina non avrebbe dovuto essere somministrato, perché mancante dei requisiti necessari secondo il Decreto del 5 dicembre 2006. Credo che ora che il Csm ha disposto l’azione disciplinare contro i giudici di Pesaro i tribunali si fermeranno. Nel frattempo se ne potrebbe uscire con un intervento ministeriale: il ministro non dovrebbe più esitare intervenendo tassativamente con un atto che blocchi qualsiasi altro tentativo di far passare per cura ciò che non ha nulla di scientifico».
Intanto Davide Vannoni, ideatore del controverso metodo, attacca il comitato scientifico e associazioni attraverso i social network, innescando il meccanismo di una bagarre mediatica dannosa.
Una vicenda che rischia di trascinare vite umane nel circolo vizioso delle lungaggini burocratiche e delle sterili polemiche.