Pubblicato il: Lun, Mar 31st, 2014

Inghilterra e Galles, sì ai matrimoni lgbt: e in Chiesa le nozze del primo prete gay

di Andrea Gentili

L’attore inglese Andrew Wale e il suo compagno Neil Allard, una delle prime coppie gay sposatesi in Inghilterra sabato.

Da sabato, il matrimonio gay è legale anche in Inghilterra e nel Galles. Una decisione, fortemente voluta dal Premier Cameron, che aveva suscitato in questi mesi di dibattito diverse polemiche e spaccature, sia da parte dei conservatori, che da parte di molti esponenti della Chiesa Anglicana. Infine, il sì della Regina a luglio e le parole riconcilianti di Justin Welby, arcivescovo della Chiesa inglese che aveva più volte predicato calma e rispetto per ciò che è una decisione governativa, hanno permesso all’Inghilterra e al Galles di fare un decisivo passo avanti per l’uguaglianza dei diritti degli omosessuali.

Ad aver annunciato l’estensione del matrimonio anche alle persone dello stesso sesso si aggiunge dopo Portogallo, Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Danimarca, Islanda, Norvegia e Svezia, anche quasi tutto il Regno Unito: la Scozia, che gode di una legislazione autonoma rispetto a quella di Galles e Inghilterra, aveva già infatti legalizzato il matrimonio gay lo scorso febbraio. Sotto la Corona di Elisabetta II manca all’appello solo l’Irlanda del Nord, che tuttavia non sembra avere ancora alcuna intenzione di farsi avanti in materia. Ma un dubbio, lo stesso che milioni di inglesi hanno avuto in questi ultimi mesi, sorge spontaneo: ci si potrà sposare in Chiesa?

Per il diritto canonico, la risposta è no. Ma la Chiesa sotto questo aspetto è divisa, perché molti preti accoglieranno comunque la richiesta di celebrare nella propria parrocchia i festeggiamenti successivi al “matrimonio legale”, quello fatto davanti a un ufficiale laico. Justin Welby, nonostante la sua posizione dominante nella Chiesa Anglicana, è riuscito ad andare oltre alla propria fede e al proprio pensiero, accogliendo una decisione su cui la Chiesa non ha alcun potere. O meglio, Welby fa parte della camera dei Lord, e al momento del voto decisivo ha espresso il suo dissenso, ma da uomo politico, prima che di Chiesa, ha accettato il verdetto di Westminster: «Non mi pento. – afferma al Guardian – Sono felice di aver votato contro. Per me era una legge che cambiava la natura del matrimonio come la concepisce la tradizione Cattolica, nelle scritture». Eppure nonostante ciò, una volta passata la legge, ha cercato di calmare le acque in una Chiesa che rischiava e rischia tuttora uno piccolo scisma interno, con gli Evangelisti e gli Anglo-Cattolici pronti a muoversi in direzione opposta e a rifiutare il riconoscimento del matrimonio omosessuale. «La Chiesa deve dimostrare da sabato, nelle azioni e nelle parole, l’amore di Cristo per ogni essere umano» aveva esortato in una intervista al Guardian.

Il prete Andrew Cain, ha annunciato il suo matrimonio con il compagno con il quale convive da 14 anni.

Nelle parole di Welby c’è anche un’osservazione acuta, intelligente, di un “papa” moderno, nell’azione e nel pensiero, che in passato ha lottato per i diritti delle donne nella Chiesa, e contro la pedofilia nel clero dando il suo prezioso contributo. Ma soprattutto, l’arcivescovo di Canterbury conosce e sa capire i giovani. Ha un profilo privato su Facebook, ma accetta tutte le richieste d’amicizia che gli arrivano. E in questo contesto di lotte intestine per il riconoscimento dei matrimoni omosessuali, ha capito come la società sia cambiata, e come in futuro, se la Chiesa non si adeguerà, essa si allontanerà sempre di più dai vecchi dogmi cattolici.

Al Guardian, Welby ha rivelato: «I giovani dicono “Non voglio sentir parlare di una fede omofoba”. La grande maggioranza di persone sotto i 35 anni pensa che la resistenza che la Chiesa sta rivolgendo ai matrimoni omosessuali sia non solo incomprensibile, ma assolutamente sbagliata e malvagia, e paragonano questa opposizione al razzismo o ad altri orrori». E le parole di rasserenamento, con il messaggio lanciato ai vari Vescovi d’Inghilterra di ascoltare e predicare «l’amore di Cristo per ogni essere umano» sembrano quasi un mea culpa per tutto ciò che è stato detto e fatto in passato, e che ora, deve rimanere passato. «La Chiesa non è stata brava ad affrontare l’omofobia. Anzi, l’abbiamo implicitamente e perfino esplicitamente supportata, e ciò richiede un pentimento da parte nostra».

Ma il cerchio non si chiude al matrimonio tra Andrew Wale, scrittore e attore inglese e il suo partner Neil Allard, una tra le prime coppie che si sono sposate allo scoccare della mezzanotte sabato scorso. La Chiesa Anglicana permette infatti a tutti i funzionari religiosi di sposarsi e avere figli. Una bomba atomica lanciata nel cuore della dottrina della Chiesa, se si aggiunge il fatto che da adesso i matrimoni tra omosessuali sono legali. E così è successo, anche l’impensabile, grazie al prete londinese Andrew Cain, già un reietto per il cognome che porta, che ha annunciato che sposerà il suo compagno: «pensiamo di celebrarlo all’inizio dell’estate, quando il tempo migliorerà» afferma placidamente al Telegraph, aggiungendo una previsione per il futuro: «queste attitudini e pregiudizi contro i gay spariranno nell’arco di vent’anni anche nella Chiesa. Tra vent’anni le persone che ora ne hanno 20-30 domineranno. I preti gay si sposeranno, le coppie cristiane gay si sposeranno, e la Chiesa si comporterà come ha sempre fatto, celebrando il matrimonio con la propria parrocchia».