Pillola del giorno dopo: risponde Elisabetta Canitano, presidente dell’associazione Vita di Donna
di Giovanni Della Poeta
Andare in ospedale per ottenere la prescrizione della pillola del giorno dopo e uscirne con il numero di telefono di un’associazione di volontari alla quale rivolgersi: è capitato qualche giorno fa presso il Policlinico Umberto I di Roma, ma l’evento non è isolato e si ripresenta puntualmente anche in altri ospedali d’Italia.
La pillola del giorno dopo (Pdg) è un farmaco utilizzato come contraccettivo d’emergenza (ben diverso da “abortivo”), utile se somministrato entro 72 ore dal rapporto sessuale a rischio, anche se l’efficacia del farmaco stesso diminuisce con il passare delle ore dal momento del rapporto sino ad annullarsi. Proprio questo è il motivo per cui la prescrizione del farmaco è considerata d’urgenza, in quanto eventuali ritardi aumenterebbero il rischio di gravidanze indesiderate. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha chiarito in merito alla controversia tra “metodo contraccettivo” e “metodo abortivo” riguardo le funzioni della Pdg, catalogando quest’ultima come anti-ovulatorio.
Com’è quindi possibile che avvengano episodi come quello del Policlinico Umberto I di Roma? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Elisabetta Canitano, medico della ASL di Roma e presidente dell’Associazione Vita di Donna, che dal 2002 svolge il servizio intitolato “SOS Pillola del giorno dopo”.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Dottoressa Canitano, cos’è accaduto presso il Policlinico Umberto I?
Domenica 16 marzo il Policlinico Umberto I dava il numero di telefono della nostra associazione alle ragazze e alle donne che si erano recate presso l’ospedale. Sia chiaro, non abbiamo niente in contrario a prescrivere tramite i nostri medici la contraccezione d’emergenza, lo facciamo su scala nazionale, ma queste ragazze e queste donne avevano spesso attraversato la città per raggiungere un ospedale pubblico e poi vedersi mettere in mano un pezzo di carta con sopra il numero di un’associazione di volontari. È mai possibile?
Per quale motivo accadono episodi del genere? È forse per via dell’obiezione di coscienza?
Medici di medicina generale che dicono di essere obiettori di coscienza (quando l’AIFA ha definitivamente detto che è un contraccettivo e non un abortivo); vari pronto soccorso che non danno la pillola alle minori, o che chiedono 100 euro, come il Policlinico di Bari; guardie mediche che sostengono che è “roba da ginecologi”; consultori senza medico che sostengono che entro 72 ore significa che il terzo giorno va bene lo stesso… I motivi per cui viene rifiutata la prescrizione sono tantissimi, e tutti privi di fondamento. Infatti l’obiezione di coscienza per la contraccezione d’emergenza non può esistere, le minori ai sensi della legge 194 possono ricevere la prescrizione dei contraccettivi “da medici di consultori e di strutture sanitarie”, si può prendere entro 72 ore ma il terzo giorno funziona solo al 30%.
Possibile che questa situazione sia così diffusa? Ci sarà qualcuno disposto a fare le prescrizioni.
È vero, molti pronto soccorso prescrivono, e anche alcuni medici di guardia medica. Non tutto va male, ma questo non può far passare sotto silenzio le situazioni irregolari, che negano i diritti delle donne.
In che modo l’associazione Vita di Donna aiuta le ragazze e le donne che si trovano in difficoltà e quali sono le vostre iniziative?
Noi dal 2002 svolgiamo il servizio intitolato “SOS pillola del giorno dopo“, con il nostro telefono 333 9856046. Il telefono è aperto dalle 9 alle 19 tutti i giorni, festivi e feriali. Ci capita di aiutare donne che hanno difficoltà a reperire la ricetta della pillola del giorno dopo. Donne che a volte vengono anche maltrattate. Noi invitiamo le donne che ricevono un rifiuto a segnalare e denunciare. Invitiamo le donne di Bari a presentarsi al Policlinico domenica prossima e a farsi dare le carte con cui la struttura chiede 100 euro per prescrivere. Abbiamo anche aperto un gruppo su Facebook per aprire una trattativa con il governatore del Lazio perché garantisca la libertà di scelta in questa Regione. Non abbiamo finanziamenti, crediamo solo nel diritto delle donne all’autodeterminazione, che passa anche per la collaborazione della sanità.
Nel caso del Policlinico di Bari il prezzo pagato dai pazienti sarebbe attribuito alla classificazione della prestazione di pronto soccorso, inquadrata nel cosiddetto ‘codice bianco’ (assegnato ai casi non urgenti). Raggruppamento soggetto al pagamento del ticket, che, hanno fatto sapere i sanitari, includerebbe esami diagnostici e visita specialistica.
Nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità si sia espressa a riguardo, catalogando la pillola del giorno dopo come farmaco contraccettivo e non abortivo, l’obiezione di coscienza viene utilizzata in molti casi in modo inappropriato.
Si ricorda, infatti, che la media nazionale dei ginecologi obiettori è del 70%, con le regioni del Sud che addirittura superano l’80% (Campania, Molise e Sicilia in testa). Sono obiettori anche il 47,5% degli anestesisti e il 43,1% del personale non medico.
L’Associazione Vita di Donna è un’associazione no-profit che fornisce gratis consulenze, assistenza telefonica e via mail per qualsiasi problema di salute della donna. Inoltre, mette a disposizione un ambulatorio per visite urgenti e informazioni su dove rivolgersi nella sanità pubblica per qualsiasi aspetto della salute e della sessualità al femminile: pillola anticoncezionale, gravidanza, contraccezione, parto, puerperio, allattamento, menopausa, aborto e lavoro. È possibile mettersi in contatto con l’associazione collegandosi al sito web, telefonando al numero 333.9856046 o scrivendo a info@vitadidonna.it
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