#RightsAddict, la campagna di sensibilizzazione contro gli stereotipi LGBT
di Vincenzo Lentini
Drogato di diritti. È così che l’attore Fabio Morici ha definito se stesso, lanciando la campagna di sensibilizzazione in difesa dei diritti LGBT #RightsAddict, diventata virale sui social network. Un’iniziativa che fa dell’ironia e degli stupidi luoghi comuni sul mondo gay la sua arma vincente, e che diventa ancora più apprezzabile se si considera che il suo promotore è un fiero ragazzo eterosessuale.
«Essere etero non mi impedisce di amare i diritti» dice Fabio che, indignato dalle conseguenze scatenate dalla politica di anti-propaganda gay in Russia che tante polemiche ha suscitato nei giorni dei Giochi di Sochi (arrivati al capolinea soltanto qualche giorno fa), con una webcam puntata sulla faccia e un poster di Pulp Fiction sullo sfondo, ha girato un video in cui dà inizio a un monologo di poco più di un minuto “sparando” una serie di frasi fatte e pregiudizi – sentiti e risentiti fin troppo spesso – sulle unioni gay e le “famiglie arcobaleno” che, grazie a un tono inaspettatamente serio e disinvolto, rivelano da soli tutta la loro stupidità e il proprio nonsense. Così Fabio afferma l’importanza del matrimonio, istituzione inviolabile che, già nella sua etimologia (dal latino mater, madre) esclude l’implicazione del maschio: per questo, dice l’attore, dovrebbero sposarsi solo fra donne (“che c’entrano gli uomini?!”). Allo stesso modo, seguendo il principio secondo cui un bambino ha il sacrosanto diritto a crescere con una mamma e un papà, ai vedovi dovrebbero essere sottratti i propri figli, “è così, ci dovete stare”. Infine, è lecito interrogarsi sull’origine dell’uomo etero: sì, perché prima della creazione di Eva, Adamo non poteva essere eterosessuale. Dunque “è nato prima l’etero o il gay?”. Con questo geniale interrogativo che rimanda all’annoso e irrisolvibile enigma circa la nascita dell’uovo e della gallina, l’attore chiude il suo primo video che, scimmiottando alcuni degli stereotipi sulla comunità LGBT più stupidi, finisce per lasciare un amaro sorriso sul volto di chi lo guarda.
Così, la campagna di sensibilizzazione promossa dall’attore romano, rimbalzando tra un tweet e un like, si diffonde rapidamente in rete, aumentando sempre di più il numero dei “drogati di diritti”, grazie anche alla pubblicazione di un secondo video che torna sul tema dei matrimoni gay, i quali – afferma caldamente l’attore – rappresenterebbero l’inizio della fine: dal matrimonio al divorzio (gay) il passo è breve. Di famiglie distrutte ce ne sono già troppe, è deleterio distruggerne altre. «La famiglia è il fondamento della società – dice Fabio in tono concitato, ripetendo un mantra tipicamente democristiano –, va difesa, cercando di limitarne il più possibile la formazione. È un concetto semplice no?».
Lo schema è sempre lo stesso. La battuta dissacrante segue a ruota il pregiudizio, che viene brutalmente demolito da una risata, facendo sembrare stupido e assurdo ciò che nella vita di tutti giorni molti ragazzi gay sono costretti a sentirsi dire seriamente. L’obiettivo di Fabio Morici è chiaro, dichiarato: turbare e poi distruggere questi schemi di pensiero cristallizzati nel tempo, spesso tradotti in frasi fatte ripetute a pappagallo da chi – paralizzato dall’ignoranza – le utilizza come “cavalli di battaglia” per contrastare la lotta ai diritti per tutti. Dietro di essi non ci sono motivazioni reali né fondamenti scientifici: ma solo omofobia, la paura del del diverso. E il vuoto.
Il cambiamento non è facile. Ma può essere incoraggiato. E, forse, una riflessione nata da una risata, può servire a far crollare quei pregiudizi travestiti da giusti principi incapaci di farci diventare uomini migliori.