Pubblicato il: Lun, Nov 11th, 2013

Corte di Giustizia Europea: asilo per gli omosessuali che rischiano il carcere in patria

di Alberto Bellotto (@albertobellotto)

Corte di giustizia dell’Unione Europea 

Gli omosessuali discriminati in patria potranno richiedere asilo in Europa. Lo ha deciso la Corte di Giustizia Europea, con una sentenza emessa lo scorso 7 novembre. La decisione è arrivata dopo la richiesta di chiarimenti da parte del Consiglio di Stato dei Paesi Bassi, in merito ad un’istanza di asilo presentata da tre cittadini africani.

La sentenza della Corte specifica e riprende una direttiva europea del 2004, chiarendo che: “un cittadino di un Paese terzo il quale, per il timore fondato di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, opinione politica o appartenenza ad un determinato «gruppo sociale», si trovi fuori dal Paese di cui ha la cittadinanza e non possa o, a causa di tale timore, non voglia avvalersi della protezione di detto Paese, può chiedere lo status di rifugiato”.
Nello specifico la Corte è stata chiamata a discutere il caso di tre richiedenti asilo provenienti da Senegal, Sierra Leone e Uganda. L’organismo ha decretato che il diritto di asilo deve essere applicato perché nei Paesi di origine vige un regime persecutorio dell’orientamento sessuale. In tutti e tre i Paesi di provenienza, infatti, l’omosessualità è punita con la reclusione: fino a 5 anni in Senegal e con l’ergastolo in Sierra Leone e Uganda.
L’organismo europeo era stato chiamato in causa dalle autorità olandesi. Il Raad van State, consiglio di Stato dell’Olanda, aveva chiesto alla Corte se i cittadini omosessuali di uno Stato fossero da ritenere un “particolare gruppo sociale” cui concedere asilo secondo la direttiva europea 2004/83/CE.
La Corte ha inoltre specificato che l’orientamento sessuale è un elemento inscindibile dell’identità di un individuo che non può essere costretto a rinunciarvi. Ovviamente la Corte ha voluto chiarire il concetto di persecuzione evidenziando che la richiesta di asilo si attiva nel momento in cui viene superata la soglia di gravità. Nella sentenza si legge infatti che la presenza di una legge che qualifica l’omosessualità come reato non è sufficiente ad attivare i meccanismi di asilo: “la mera esistenza di una legislazione che qualifica come reato gli atti omosessuali non può essere ritenuta un pregiudizio grave da far ritenere che costituisca una persecuzione”. L’elemento che fa scattare la gravità è rappresentato dall’arresto e dal carcere: “Una pena detentiva che sanziona gli atti omosessuali può invece, di per sé, costituire un atto di persecuzione”.
La decisione della Corte è stata accolta con favore anche in Italia. Il senatore Sergio Lo Giudice, membro della Commissione Diritti Umani del Senato ha detto che la sentenza rappresenta: “un principio di civiltà, che mette al centro la difesa dei diritti umani e della dignità della persona”.
L’organismo dell’Ue ha però ribadito che la facoltà di riconoscere il diritto di asilo rimane in mano agli Stati e che un eventuale ricorso agli organi europei non risolve di fatto la controversia.

Il ministro degli esteri olandese, Frans Timmermans 

La richiesta dell’autorità olandese riporta in primo piano le politiche di accoglienza che il paese orange sta portando avanti. Lo scorso 5 novembre il ministro degli esteri olandese, Frans Timmermans, ha dichiarato che la legislazione russa, fortemente discriminatoria nei confronti dei gay, può diventare il presupposto per ottenere asilo in Olanda.  “La legge, rivolta contro la propaganda dell’omosessualità ha l’effetto stigmatizzato e discriminatorio e favorisce un clima d’omofobia” ha affermato Timmermans, scatenando le ire di Mosca. Yelena Afanasyeva, vice presidente del comitato della Duma su lavoro, politica sociale e veterani ha affermato che le dichiarazioni di Timmermans sono “cattiva propaganda contro la Federazione Russa” e che incoraggerebbero “le persone a parlare apertamente del proprio orientamento sessuale”.

Amnesty International tra giugno e luglio ha lanciato una serie di allarmi sulla condizione degli omosessuali, soprattutto in Africa. Sono aumentati infatti i Paesi che hanno introdotto all’interno del proprio ordinamento leggi e sanzioni contro la comunità Lgbt. In alcuni casi, come in Nigeria, Mauritania, Sudan è prevista anche la pena di morte.

Festeggiamenti a Chicago per l’approvazione delle nozze gay 

Intanto però ci sono altri Stati che continuano il processo di avvicinamento ad un riconoscimento delle coppie omosessuali. Negli Usa infatti altri due stati hanno avviato le pratiche di riconoscimento del matrimoni gay. A Maryland, Massachusetts, Minnesota, New York, New Jersey, Connecticut, Delaware, Iowa, Rhode Island, Vermont, California, Maine, New Hampshire e Stato di Washington, si aggiungeranno anche Illinois e Hawaii. Lo Stato del Midwest, martedì 5 novembre ha approvato con 61 voti a favore e 54 contrari il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Tre giorni dopo, l’8 novembre, l’arcipelago del Pacifico ha introdotto le unioni omosessuali con 30 voti a favore e 19 contrari. Ora in entrambi i casi servirà la definitiva approvazione dei rispettivi governatori che però appare scontata.