Pubblicato il: Mer, Ago 28th, 2013

Nell’Iran del neoeletto Rouhani sarà nominata, per la prima volta, una donna ambasciatrice

di Valeria Vellucci

Elham Aminzadeh (russian.irib.ir)

Elham Aminzadeh

Per la prima volta nella storia della Repubblica Islamica dell’Iran, una donna diverrà ambasciatrice. Il nome, come anche la destinazione, di colei che è stata scelta per ricoprire tale ruolo, sono ancora ignoti e verranno rivelati la prossima settimana. Un momento importante ed unico nella storia del paese, o meglio di questo nuovo mandato presidenziale. Parole di approvazione giungono anche dal Ministro degli Affari Esteri, Abbas Araqchi: «Le donne nel settore diplomatico possono giocare un ruolo efficace e avere successo in politica estera». Sarà così che sabato prossimo insieme al nome dell’ambasciatrice verrà presentato anche quello della nuova portavoce del ministro  Araqchi.

A dare l’annuncio ufficiale è stato il neoeletto presidente iraniano Hassan Rouhani, il quale già il 12 agosto scorso, dopo le critiche mosse nei suoi confronti a causa della non presenza di donne all’interno della nuova squadra, aveva fatto immediatamente parlare positivamente di sé per l’inaspettata nomina di Elham Aminzadeh alla vicepresidenza degli Affari Giuridici. Un altro noto nome femminile, quindi, all’interno di un governo composto prevalentemente da uomini. Elham, vicina all’ala moderata del fronte conservatore e con un dottorato in Legge conseguito all’Università di Glasgow, vanta esperienze di docenza presso la Facoltà di Giurisprudenza di Teheran e presso l’Istituto per le Relazioni Internazionali del Ministero degli Affari Esteri. Fu già parlamentare durante la vecchia legislatura, dal 2004 al 2008, e prima di lei solamente un’altra donna ricoprì la medesima carica: Fatmeq Badaqi, nominata dall’ex presidente Ahmadinejad.

Buone notizie, quindi, quelle che giungono dall’Iran, un paese che non gode certo di buona fama per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e delle donne. Nonostante il tasso di istruzione femminile sia alto e vi sia una cospicua presenza delle donne nel mondo del lavoro, le barriere, purtroppo, non sono state ancora del tutto abbattute. Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Nord Africa per Amnesty International, considera la situazione iraniana come tra le più drammatiche, affermando: «Abbiamo seguito le ondate di arresti nel 2012 e nel 2013 di cui sono stati vittime avvocati, studenti, giornalisti e i loro parenti, oltre a individui con legami internazionali, in particolare esponenti delle testate straniere».

Hassan Rouhani

L’annuale rapporto di Amnesty International, per il 2013, è risultato essere quasi totalmente negativo. La libertà di espressione e riunione è alquanto ridotta, rigide restrizioni sono imposte al mondo dell’informazione. Arresti, detenzioni arbitrarie, processi iniqui, torture e maltrattamenti sono molto frequenti. Le donne, in particolare, sono soggette a discriminazioni nella legge e nella prassi in materia di matrimonio, divorzio, eredità, custodia dei figli, nazionalità e possibilità di recarsi all’estero. Inoltre, rigide punizioni vengono tuttora inflitte a chi infrange il codice di abbigliamento. Nell’ottobre 2012 è stato addirittura intrapreso, nel carcere di Evin, uno sciopero della fame come segno di protesta ed avversione verso le umilianti perquisizioni corporali e sottrazione dei beni personali da parte delle guardie carcerarie nei confronti delle detenute. Tuttavia, a causa del divieto (imposto nel 1979) di effettuare ricerche nel paese, risulta difficile per Amnesty International operare ed effettuare efficaci operazioni di monitoraggio.

In merito alla situazione si era espresso addirittura lo stesso Rouhani, il quale dichiarò l’intenzione di promulgare una Carta dei Diritti Civili in modo tale da garantire l’uguaglianza tra i cittadini, senza discriminazione di razza, sesso, religione, nonché maggiori libertà politiche e di espressione.