Pubblicato il: Sab, Ago 3rd, 2013

Iran: con una nuova fatwa continua la repressione della minoranza religiosa baha’i

di Valeria Vellucci

Non si placa la repressione nei confronti della più grande minoranza religiosa presente in Iran, i baha’i.

Ayatollah Khamenei 

Pronunciata nei giorni scorsi dalla guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Alī Ḥoseynī Khāmeneī, la fatwa proibisce qualsiasi legame con i membri della setta definendoli deviati e miscredenti, nonché apostati.

Tale credo monoteista, fondato in Iran durante la metà del XIX secolo dal nobile persiano Bahà’u’lla, considera la Rivelazione come progressiva attraverso i vari profeti e quindi non assoluta. 400.000 sono i baha’i presenti in Iran e 7.000.000 nel mondo.

Già appena dopo la Rivoluzione Islamica, 1979, vi furono progressivi tentativi di indebolimento e persecuzione da parte di alcuni esponenti religiosi: dopo essere stati espulsi da scuole e università fu loro vietato, sistematicamente, di accedere a corsi di istruzione. Le ultime pesanti repressioni tre anni fa. Nel 2011, infatti, numerose furono le incursioni in quelle case private che offrivano corsi di studio ai giovani. Centinaia sono coloro rinchiusi nelle carceri iraniane.

Bani Dugal, principale rappresentante della Baha’i Community presso le Nazioni Unite, già in quell’occasione aveva definito ciò che accade come una chiara violazione della legge internazionale: «Negare alle persone il diritto all’educazione significa negare loro il diritto a un’esistenza di esseri umani liberi e produttivi e il diritto a offrire un contributo alla società». Secondo il Patto Internazionale sui Diritti Civili, tutti hanno diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione; l’art. 13  del Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, fa esplicito riferimento al diritto all’educazione. Entrambi i patti sono stati ratificati dall’Iran nel 1975 ma sembrerebbero essere esplicitamente violati.

A mostrarsi preoccupata per la situazione è anche l’ILO, Organizzazione Internazionale del Lavoro (organismo tripartito che rappresenta governi e impiegati e operai di tutto il mondo), la quale esprime la sua «la sua profonda preoccupazione per la protratta discriminazione economica ed educativa contro i baha’i in Iran». La rappresentante della Baha’i International Community presso le Nazioni Unite a Ginevra, Diane Ala’i, sostiene: «L’Iran non ha fatto alcun progresso nell’eliminazione di questa discriminazione, anzi la situazione è peggiorata. Dal gennaio scorso è cresciuto il numero dei negozi baha’i che sono stati chiusi e delle licenze commerciali revocate».

A porre concretamente sotto la luce dei riflettori la gravità delle discriminazioni in atto è il rapporto, presentato nel giugno scorso, del Comitato dell’ILO incaricato di sorvegliare l’osservanza globale del diritto alla non-discriminazione nell’impiego e nell’occupazione. Il documento afferma che: <<Il caso dei baha’i iraniani resta «particolarmente grave» a causa della «sistematica discriminazione» da parte del governo>>.