Continua la persecuzione nei confronti della famiglia del premio Nobel Xiaobo
di Amira Fulvia Turazzi

Liu Xia, moglie dell’attivista Xiaobo, apprende della condanna del fratello. Alexander F. Yuan/Associated Press
Il 9 giugno un tribunale di Huairou, Cina, ha condannato Liu Hu, cognato del Premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo, ad 11 anni di prigione per frode. La notizia dell’arresto avviene proprio alla chiusura dell’incontro californiano tra il Presidente Obama ed il nuovo leader cinese Xi Jinping, quasi a voler sottolineare che gli accordi presi con gli Stati Uniti non andranno a modificare le politiche interne del Paese.
Secondo i sostenitori dei diritti umani la condanna per frode nei confronti di Liu Hu è l’ennesimo atto di persecuzione nei confronti della famiglia di Xiaobo, che dal 2009 è in arresto per incitazione ad atti sovversivi. La moglie Liu Xia è agli arresti domiciliari dal 2010, le è vietato ricevere visite e le è stata perfino negata la possibilità di rappresentare il marito alla cerimonia di assegnazione del Premio Nobel.
Lui Xiaobo, scrittore e attivista per i diritti umani, nel 1979 prese parte alle negoziazioni di piazza Tienanmen, e dal 1984 si impegna per diffondere la cultura democratica in Cina. Nel 2008 ha pubblicato insieme ad altri attivisti Charter 08, un manifesto di protesta nei confronti dell’autorità cinese. A causa del manifesto Xiaobo è stato imprigionato, e condannato ad 11 anni di prigione, ma, grazie ad internet i contenuti di Charter 08 hanno raggiunto comunque milioni di cinesi, facendo di Xiaobo un simbolo della dissidenza. La comunità internazionale aveva subito condannato l’arresto, e l’indignazione nei confronti dell’azione persecutoria del governo cinese è culminata nel 2010 con l’assegnazione a Xiaobo del premio Nobel per la Pace, che ha commentato il ruolo di internet nel processo di democratizzazione della Cina con la celebre frase «Internet è un dono di Dio».
Ma il governo cinese ha considerato l’assegnazione del premio a Xiaobo un insulto, e lo scorso 4 giugno, in occasione del ventiquattresimo anniversario del massacro di piazza Tienanmen, vi sono stati almeno 15 arresti di attivisti politici, in aperta violazione dei diritti umani.

Manifestazione a favore del rilascio di Xiaobo.
Secondo vari osservatori internazionali, incluso Human Rights Watch, la forte repressione di questi giorni, in concomitanza con il summit californiano, va letta come un gioco forza nei confronti dei governi occidentali, che, nonostante la condanna formale di questi atti, continuano a mantenere rapporti economici con la Cina.
D’altro canto, però, proprio in Occidente espatriati cinesi stanno creando reti di supporto per aiutare gli attivisti in patria. Ne sono un esempio Shiyu Zhou e Bill Xia, che, dagli Stati Uniti, hanno sviluppato il software Freegate, che permette a milioni di cinesi (e non solo) di navigare in rete nonostante la censura.