Come il teatro può essere terapia: i tre atti unici di Pinter nella versione degli attori di Arte e Salute
di Chiara Tripaldi
Il teatro come terapia, come luogo di riabilitazione sociale, come legittimazione di un contatto con il mondo che spesso la malattia mentale nega: questi sono gli obiettivi del progetto “Arte e Salute”, Onlus nata nel 2000 in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale della Usl di Bologna e con il progetto della regione Emilia-Romagna “Teatro e salute mentale”.
Un progetto ambizioso, quello di Arte e Salute, volto a sdoganare l’ambiente sanitario come unico luogo di riabilitazione: non solo sedare la patologia, ma anche tirare fuori le potenzialità dei pazienti, spingerli a riconsiderare se stessi come persone e non solo a identificarsi con il proprio disagio.
Il nuovo progetto della compagnia di attori-pazienti sta andando in scena al teatro Arena del Sole di Bologna, dove è in cartellone dal 3 al 27 novembre. La scelta del regista Nanni Garella si è orientata su tre atti unici di Harold Pinter, drammaturgo inglese contemporaneo scomparso nel 2008. “Il linguaggio della montagna”, “Il bicchiere della staffa” e “Party Time” sono tre atti unici durissimi e attuali, che Pinter scrisse fra la seconda metà degli anni Ottanta e i primi anni Novanta.
Oppressione degli umili, ricerca della verità, retorica del potere: gli attori, sovrastati da un muro che richiama quello del carcere, sono aguzzini e vittime, umili dissidenti e entusiasti asserviti al potere. Gli umili parlano “il linguaggio della montagna”, una lingua che i carcerieri vietano di parlare; il “bicchiere della staffa” è quello che un militare sorseggia mentre interroga un oppositore, costretto ad ascoltare le urla della moglie torturata dall’altro capo del muro; mentre “Party Time” è un’autocelebrazione dei potenti, gli aguzzini e le loro donne che, sulle note del tango argentino, festeggiano compiaciuti la loro condizione.
La scioccante attualità dei testi di Pinter e la bravura degli attori nell’interpretarla colpiscono per il loro essere al contempo denuncia e catarsi. Un modo per esorcizzare il disagio dei pazienti-attori, rappresentato da un’intera società, dominata da un potere arrogante e gretto. Le analogie con i totalitarismi del XX secolo e con il più recente presente sono facili: al di là di questi, resta la bellezza di un progetto culturale e umano, capace di restituire dignità a dei malati “marginali”, lasciati dalla Legge Basaglia in balia di un’assistenza con pochi mezzi a disposizione.
Il progetto Arte e Salute si avvale anche di altri canali per sensibilizzare sui temi della salute mentale: oltre al teatro di prosa, sono all’attivo progetti sul teatro per ragazzi e il teatro di figura. Dalle frequenze di “Radio Città del Capo” e “Radio Popolare Network”, inoltre, si possono ascoltare gli speaker di Psicoradio combattere gli stereotipi diffusi sui “matti” e divulgare informazioni corrette sul mondo della malattia mentale.