Pubblicato il: Dom, Set 18th, 2011

Diritti lgbt: le proposte di legge per la regolamentazione

di Assunta Reina

Anna Paola Concia e Ricarda Trautmann, il giorno del loro matrimonio

Ogni anno l’Arcigay stila un elenco dei principali atti di violenza omofoba e transofoba. Il report, pur non avendo un reale valore statistico, delinea una situazione a dir poco preoccupante: gli episodi di omofobia che ogni anno sfociano nella violenza fisica sono centinaia. Ma ancora una volta la risposta del mondo politico ad una questione di estrema importanza si dimostra inefficace e inadeguata: i bisogni e le rivendicazioni della società continuano ad essere inascoltati e insufficienti a determinare un cambiamento radicale nell’esercizio della democrazia.

Chi si batte per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali è obbligato a scendere a compromessi: si è passati dal rivendicare pari diritti e doveri per la comunità LGBT a proporre patti sociali, con lo scopo di riconoscere situazioni di fatto non tutelate né riconosciute dall’ordinamento. Si è passati dai PACS (Patto Civile di solidarietà mutuato dall’esperienza francese) ai DICO (Diritti e doveri delle persone stabilmente Conviventi), fino ad arrivare al disegno di legge sottoposto alla Commissione di Giustizia della Camera il 18 aprile scorso. Presentato da Anna Paola Concia, deputata PD, respinto con 26 voti contrari (PDL, UDC, ex Responsabili, LEGA) e 17 favorevoli (PD, IDV, FLI), il testo stabilisce un’aggravante per chi commette atti di violenza in ragione dell’età, del sesso, dell’orientamento sessuale della vittima, come previstro dall’art. 10 del Trattato di Lisbona.

Stessa sorte è toccata alla proposta di modifica del codice penale di A. Saro, bloccata dall’approvazione delle pregiudiziali di costituzionalità presentate da LEGA, PDL e UDC. La proposta di legge mirava a modificare l’art. 61 del codice penale, introducendo un’aggravante per reati compiuti “in ragione della disabilità, del sesso, dell’età, della omosessualità o della transessualità della persona offesa”. Una proposta che violerebbe il principio di uguaglianza, in quanto, ammettere la validità di tali aggravanti significherebbe introdurre nell’ordinamento una situazione normativamente differenziata.

Diversa è la proposta dell’IDV che prevede di ampliare il campo di applicazione della legge n° 205 del 93, conosciuta anche come “legge Mancino”, con cui si estendevano le tutele previste dalla legge Reale del 1975 riservate alle vittime di atti di disordini e violenza per motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi. Il progetto non è abbinato alla proposta Concia, non si espone a critiche di incostituzionalità e propone di estendere l’efficacia del testo ai reati “fondati sull’omofobia e sulla transfobia”.
La legge Mancino prevede un aumento della pena fino alla metà della sua durata e numerose pene accessorie. Dispone inoltre che, nei casi in cui il reo abbia raggiunto la maggiore età, l’aggravante non potrà essere resa inoperativa dalle attenuanti.

Intanto il presidente di Equality Italia, Aurelio Mancuso, annuncia per il prossimo 23 settembre un outing di massa, in cui saranno rivelati i nomi di oltre 100 politici italiani gay ma omofobi. Il presidente nazionale di Arcigay, Paolo Patanè, ha già annunciato l’estraneità dell’associazione all’iniziativa, in quanto lesiva del diritto di ciascuno a non rivelare il proprio orientamento sessuale. Ma nonostante le critiche Mancuso si mostra fiducioso e spiega che non si tratta di una vendetta emotiva, bensì di un modo per portare alla luce l’ipocrisia dei nostri politici. Un’iniziativa discutibile che andrà incontro, tre le altre cose, a numerosi problemi legali, ma che resta pur sempre una provocazione rivolta ad un mondo politico distante dalla realtà del Paese.