Il coleottero dell’alveare è arrivato in Italia: come evitare danni al patrimonio apistico
di Iole Vicinanza
Risale al 5 settembre scorso l’individuazione nel comune di Gioia Tauro del primo focolaio di Aethina tumida, un coleottero della famiglia dei Nitidulidae già noto agli apicoltori nord americani per l’invasione di fine anni ’90 che provocò ingenti danni al patrimonio apistico. Dopo l’identificazione su un nucleo esca posto dall’Università di Agraria di Reggio Calabria, il professore Vincenzo Palmeri, autore del ritrovamento, ha avvertito il Ministero della Salute e il Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali che hanno dato il via alle prime misure di controllo, esaminando tutti gli apiari nel raggio di 20 Km e rintracciando quelli venuti a contatto con la zona a rischio. Dal 12 settembre a inizio mese i casi accertati erano 16, ma ad oggi il Centro di Referenza per l’Apicoltura presso l’IZS delle Venezie (Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezia), ha confermato 46 apiari infestati, tutti presenti in un’area di 60 kmq circa che si estende attorno al porto di Gioia Tauro.
Che cos’è?
Aethina tumida è un coleottero originario del Sud Africa, segnalato anche in Egitto e presente sin dagli anni ’90 negli Stati Uniti, precisamente negli stati della Georgia, nella Carolina del Nord e del Sud, in Pennsylvania, in Ohio e in Minnesota.
Il piccolo scarabeo dell’alveare, come viene chiamato, danneggia i favi cibandosi del miele e del polline sia nei telaini da nido che in quelli da melario immagazzinati dagli apicoltori prima delle fasi di smielatura: in questo caso le larve dello scarabeo scavano gallerie tra le celle, alimentandosi e defecandovi all’interno, causando lo sbiadimento e la fermentazione del miele. In casi estremi, quando l’infestazione delle famiglie è particolarmente elevata, le api possono essere indotte ad abbandonare il loro alveare.
Come identificarlo
Lo scarabeo adulto è di colore marrone scuro o nero, lungo circa mezzo centimetro; può vivere fino a 6 mesi e, in alveari particolarmente infestati, può essere osservato quasi ovunque.
Dalla schiusa delle uova nascono larve biancastre (simili a quelle della tarma della cera) che raggiungono i 10 – 11 cm di lunghezza. La metamorfosi avviene sottoterra, vicino all’alveare, dopo circa 10 – 16 giorni e il periodo di pupa può durare dalle 3 alle 4 settimane.
Una volta adulto, lo scarabeo riemerge dal terreno cercando gli alveari; le femmine cominciano la deposizione delle uova circa una settimana dopo l’emersione, prevalentemente tra le crepe e fessure dell’alveare. Nell’arco di un anno possono creare dalle 4 alle 5 generazioni.
Cosa fare
Come da nota ministeriale pubblicata lo scorso 1 ottobre, le attività di controllo, esecuzione delle indagini e monitoraggio sono state uniformate per tutto il territorio nazionale.
In fase di visita degli alveari è necessario essere particolarmente veloci per evitare che, in caso di infestazione, il coleottero riesca a rifugiarsi nelle cellette. L’ispezione deve essere comunque meticolosa e approfondita; l’apicoltore, e se presente il veterinario ufficiale, devono indossare l’abbigliamento protettivo per apicoltura, evitando però i guanti in pelle che riducono la sensibilità e non consentono la presa dei coleotteri. È consigliabile pertanto l’uso di pinze con punta stretta per estrarre i coleotteri dalle celle e riporli nelle provette di plastica, o altri contenitori rigidi, dotati di tappo a tenuta e contenenti alcool 70%.
È necessario evitare che in fase di controllo si inneschino fenomeni di saccheggio, ma se fossero già in atto si raccomanda di ridurre le aperture degli ingressi degli alveari e di lavare ogni traccia di miele.
I controlli dovrebbero essere effettuati soprattutto nelle famiglie più deboli, come ovviamente nei nuclei, negli sciami e soprattutto nelle famiglie già morte.
A cattura avvenuta si raccomanda di dare comunicazione immediata al Servizio Veterinario territorialmente competente e prendere accordi sulle modalità di accertamento ufficiale da parte del Veterinario ASL che curerà il trasporto dell’eventuale campione già prelevato dall’apicoltore, tecnico o veterinario aziendale all’IZS di riferimento.
È possibile anche fotografare i coleotteri e inviare l’immagine agli indirizzi fmutinelli@izsvenezie.it o fmontarsi@izsvenezie.it, oppure tramite WhatsApp al numero 348 440586.
Al momento l’infestazione pare essere circoscritta; sono state individuate una zona di protezione (raggio di 20 km dal luogo di ritrovamento) e una di sorveglianza (a 100 km dal primo rinvenimento certificato). Si raccomanda a tutti gli apicoltori che abbiano fatto nomadismo nelle aree suddette o che abbiano ricevuto materiale biologico da apicoltori delle zone citate di procedere con le misure indicate dal Ministero e di utilizzare, in fase di diagnosi e sorveglianza, trappole che consentano il controllo anche nel caso di condizioni meteo poco favorevoli per una visita approfondita degli alveari.