Pubblicato il: Gio, Set 26th, 2013

Barilla: «Mai spot con famiglie gay». E su twitter è boicottaggio

di Vincenzo Lentini

Guido Barilla 

«Dove c’è Barilla, c’è casa» recita lo slogan di una delle multinazionali italiane più famose del mondo. Tuttavia, secondo quanto accaduto nelle ultime ore, nella casa in questione sembra non esserci posto per i gay.  A scatenare la polemica è stato il presidente della holding Guido Barilla, il quale durante la trasmissione radiofonica La Zanzara, in onda su Radio 24, intervistato circa la centralità della famiglia negli spot pubblicitari e, in particolare, sulla possibilità di inserire una famiglia gay in una delle prossime pubblicità targate Barilla, ha dichiarato:

«Non faremo uno spot con omosessuali, perché la nostra è una famiglia tradizionale».

Quando si parla di Italia all’estero, una delle prime cose a cui si pensa è la pasta. E quando si parla di pasta all’estero, ma anche in Italia, si pensa immediatamente alla Barilla, multinazionale italiana del settore alimentare e perla rara del made in Italy nel mondo. Da quando la televisione ha fatto il suo ingresso nelle case degli italiani, la holding fondata da Pietro Barilla nel 1877 ha sempre puntato su campagne pubblicitarie centrate sul concetto di famiglia, il valore tradizionale più nobile che, galvanizzato da immagini rassicuranti e calorose, viene a coincidere con la salute e il vivere bene. L’italiano medio si convince così che comprare la pasta Barilla è un piccolo (-grande) passo in più verso la felicità, la realizzazione personale, che si compie solo con la costruzione di una famiglia.

Guido, appartenente alla Barilla della IV generazione, crede fermamente in questo, facendone quasi una questione di fede.

«Noi abbiamo una cultura vagamente differente. Per noi il concetto di famiglia è sacrale, rimane uno dei valori fondamentali dell’azienda. La salute, il concetto di famiglia».

Il patron dell’azienda non vuole mancare di rispetto alle coppie omosessuali, alle quali lascia «il diritto di fare quello che vogliono e ci mancherebbe altro, però senza disturbare gli altri», non nascondendo però il suo disappunto quando si pronunciano nella stessa frase le parole “adozioni” e “gay”; quando gli si comunica, con una provocazione neanche troppo celata, che anche ai gay piace la pasta Barilla, il presidente risponde:

«A uno può non piacere. Se gli piace la nostra pasta, la nostra comunicazione, la mangiano. Se non gli piace quello che diciamo, faranno a meno di mangiarla e ne mangiano un’altra. Ma uno non può piacere sempre a tutti».

“No matter if you like farfalle or maccheroni. JUST LOVE”.

La reazione della comunità LGBT alle dichiarazioni incriminate non tarda ad arrivare: su twitter spopola l’hashtag #boicottabarilla, che si diffonde tra ironiche frecciatine e sfottò indirizzati all’azienda  (alcuni correlati con immagini irriverenti e slogan alternativi – “Nel Mulino che vorrei ci stan tutti, anche i gay”) e tweet al vetriolo nei confronti del presidente dell’azienda. Si tratta, dunque, di una reazione mediatica che, ritorcendosi contro una holding maestra nel campo della pubblicità, coinvolge anche alcune delle più importanti associazioni da sempre in difesa dei diritti gay. Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center, ironizza amaramente su chi potrebbe essere il prossimo testimonial di Barilla tra Obama – a favore dei matrimoni gay – e Giovanardi, risaputamente omofobo. Ad aderire al “social-boicottaggio” ci sono anche Aurelio Mancuso di Equality Italia e Alessandro Zan, deputato di SEL e attivista della comunità gay.