La democrazia diretta digitale di Grillo si scontra con l’Italia
Beppe Grillo
di Luca Gemmi
Il Movimento 5 Stelle vuole una democrazia diretta digitale. La decisione di Grillo di eleggere online il Presidente della Repubblica è solo l’ultima conferma di quel mantra che ha accompagnato il movimento sin dalla sua nascita: l’e-democracy. Progetto che si scontra con la realtà italiana, agli ultimi posti in Europa per diffusione di tecnologie digitali e con 2,9 milioni di cittadini senza un accesso di base alla rete.
La polemica scoppiò già in occasione delle “parlamentarie” tenute sul blog di Beppe Grillo per l’elezione dei candidati alle elezioni del febbraio scorso: 32mila votanti, anche senza paragoni con i 3 milioni delle primarie del centrosinistra, sono sembrati pochi anche al popolo della rete. Con 1400 candidati, «vuol dire che ogni candidato è riuscito a farsi votare solo da una trentina di persone, praticamente dagli amici del bar sotto casa, o poco più», ha polemizzato qualcuno.
Se certo una parte del problema riguardo all’affluenza fu legato all’obbligo di essere iscritti al Movimento 5 Stelle (come sarà anche per le votazioni sul Presidente della Repubblica), in gran parte dipende dal fatto che in Italia molti non solo non hanno le capacità di gestire una democrazia diretta digitale, dove tutte le decisioni importanti vengono messe ai voti in rete, ma nemmeno la possibilità.
Per “digital divide” si intende il divario fra chi ha effettivamente accesso alle tecnologie di informazione e chi ne è escluso, in modo parziale o totale. I dati che emergono dallo studio di settore della Cassa depositi e prestiti “Banda larga e Reti di nuova generazione” parlano da sé: Il 4,8% della popolazione italiana, ovvero circa 2,9 milioni di cittadini, si trova in una situazione di digital divide di base, che significa senza la disponibilità di una connessione a una velocità pari almeno a 2 Mbps o su rete fissa o su banda larga mobile. Considerando solo la rete fissa, sono il 10% coloro o in mancanza assoluta di connessione Adsl o con una velocità inferiore ai 2Mbps.
Elaborazione Il Sole 24 Ore su dati della Cassa Depositi e Prestiti
Per quanto riguarda l’E-Government, cioè l’interazione online fra cittadini e pubblica amministrazione, l’Italia con un 22% è più vicina alla Romania (7%) che alla media Europea (41%). Inoltre l’ISTAT colloca il nostro Paese al 22° posto a livello europeo in termini di diffusione delle tecnologie digitali, e all’80° posto a livello globale per velocità media di download pari a circa 5,5 Mbps.
Accanto al problema della possibilità reale di accesso a internet, dovuta anche ai costi della rete, c’è anche quello della capacità dell’uso dei computer, non scontato per quella parte di popolazione italiana più anziana. «Non siamo tutti informatizzati, telematizzati. Nel mondo siamo una minima parte, ma anche in Italia. Quanti over-60 possono prendere parte alla democrazia telematica di Grillo e Casaleggio?», ha attaccato il collettivo bolognese Wu Ming intervistato da Gad Lerner. Quegli over-60 in Italia sono 15,7 milioni e rappresentano il 26,1% della popolazione italiana, con una prospettiva di crescita ulteriore che ipotizza un’incidenza del 29,1% nel 2020 e addirittura del 34,2% nel 2030 (Dati “Informatici senza Frontiere”).
La “Cittadinanza digitale per nascita”, intesa come accesso alla rete gratuito per ogni cittadino italiano, è nel programma del Movimento 5 Stelle. I grillini non hanno mai spiegato né il costo che avrebbe né la copertura di questi costi, ma anche se attuato non colmerebbe questo “digital divide” generazionale. A meno di rottamare gli over-60 non solo dalla classe politica, ma anche da quella elettorale.
@lucagemmi