Pubblicato il: Mar, Mar 19th, 2013

L’azionariato popolare nel calcio: MyROMA, quando tifare significa davvero partecipare

di Stefania Manservigi

A.S. Roma

Non solo calcio giocato, non solo tifo circoscritto all’arco dei 90 minuti di una partita: l’azionariato popolare, già diffuso a livello europeo, è sbarcato anche nella Serie A del campionato di calcio italiano offrendo un nuovo modo di vivere questo sport e la passione per la propria squadra, dando voce alle esigenze e alle aspettative dei tifosi. Il primo modello di azionariato popolare nella massima serie risponde al nome di MyROMA, Supporters Trust dell’A.S. Roma, che dal 2010 ha dato il via a questo progetto raggiungendo già molti obiettivi tra quelli prefissati.

Ma in cosa consiste l’azionariato popolare? E come può cambiare il modo di vivere il calcio in Italia?

L’abbiamo chiesto a Paola Accomando, Responsabile del Dipartimento Politiche Sociali di MyROMA.

Sul vostro sito si legge che MyROMA è il primo modello associativo di Azionariato Popolare nella serie A del campionato di calcio italiano. Ci vuole spiegare meglio in cosa consiste questo vostro progetto? Come è nata MyROMA e quali obiettivi si prefigge? Quali sono i motivi che hanno portato  alla nascita della stessa?

MyROMA è nata il 27 maggio 2010, in un periodo sicuramente non facile per la Società. Ci siamo costituiti in associazione senza scopo di lucro per seguire e rispettare quelli che sono i requisiti europei dei “Supporters Trust”, ossia le associazioni di tifosi che, attraverso l’acquisizione di quote di capitale sociale, partecipano alla governance del Club. Tutto questo serve per coinvolgere sempre più i tifosi in quella che è una passione comune, cioè la propria squadra, la propria identità, non solo una maglia o un emblema, ma uno stile di vita.

Com’è stato il riscontro con la tifoseria della Roma? Avete ricevuto subito consensi, oppure c’è stata inizialmente un po’ di diffidenza per quello che è di fatto un progetto del tutto innovativo in Italia?

Ad essere sinceri le aspettative erano più alte. La diffidenza era molta e tutt’ora non è sempre facile superare i preconcetti. Comunque, superati i primi momenti di difficoltà, siamo arrivati oggi ad avere uno spazio settimanale in una radio locale, molti tifosi si rivolgono a noi per risolvere piccoli grandi problemi, come ad esempio quelli relativi al malfunzionamento del ticketing, oppure la lotta contro la tessera del tifoso.

L’Uefa come vede la nascita di progetti di azionariato popolare? Il fenomeno è più diffuso in Europa piuttosto che in Italia?

La UEFA vede di buon occhio i Supporters Trust. Il Presidente Michel Platini ha più volte affermato l’importanza della partecipazione dei tifosi nel calcio, sponsorizzando anche le iniziative che sono nate in Europa.
Noi siamo solo gli ultimi in ordine di tempo, i Supporters Trust sono diffusi da moltissimi anni in tutta Europa.

MyROMA ha una forte attenzione ai temi sociali, e investe molto sull’educazione e sul concetto di lealtà sportiva. Crede che progetti come questo, piuttosto che una repressione che a volte si dimostra essere fine a se stessa, potrebbero aiutare a combattere fenomeni come la violenza negli stadi o il razzismo, che macchiano l’immagine del calcio?

Senza ombra di dubbio. Il problema è proprio che in questo Paese pare sia molto più facile distruggere piuttosto che costruire. Ci siamo adagiati su una passività che fa comodo alle lobby, interessate solo a garantirsi propri tornaconto a discapito delle persone.
MyROMA opera in direzione completamente opposta, come dimostrano le recenti iniziative di solidarietà intraprese (vedi la partecipazione alla settimana FARE del 2012).
Le politiche repressive e la chiusura mentale delle istituzioni sono ostacoli duri da abbattere: basti pensare che lo scorso ottobre abbiamo fatto richiesta al Comune di Roma per l’assegnazione di uno degli immobili confiscati alla mafia, e ad oggi non abbiamo ancora ricevuto alcun tipo di riscontro. Questo non accade in altre Nazioni: i Supporters Trust sono tutelati dalle leggi statali, che riconoscono loro un ruolo sociale importante aiutando i movimenti a crescere e diffondersi tra la gente.

Parliamo ora di progetti concreti. “Il Referendum” si occupa principalmente di diritti, e anche MyRoma nel suo ambito aiuta a dare voce a quelle che sono le esigenze dei tifosi. Abbiamo parlato recentemente dell‘iniziativa promossa dall’AS Roma grazie al sostegno di MyROMA di permettere anche ai tifosi non vedenti di seguire la partita allo stadio. Primi bilanci sull’iniziativa? Come sono stati i riscontri da parte di chi ha usufruito degli apparecchi tecnici per seguire la partita? Il progetto va migliorato oppure si è dimostrato già ben avviato?

Il progetto dell’audio descrizione è stato fortemente voluto da me e dal Presidente Walter Campanile. Il primo bilancio è sicuramente positivo: abbiamo avuto buoni riscontri per quanto riguarda l’aspetto tecnico del servizio, la Roma ha impiegato le migliori forze affinché la qualità delle trasmissioni potesse essere di alto livello.
Sicuramente ci sono degli aspetti da migliorare, in particolar modo inerenti alle modalità di racconto della partita, che necessitano di maggiori dettagli nelle parti concernenti la descrizione di ciò che succede sugli spalti.

Sempre parlando di disabili, com’è al momento la situazione per quanto riguarda l’accessibilità allo stadio Olimpico per un tifoso disabile? 

Lo stadio Olimpico ha innegabilmente delle criticità. Lo spazio per i tifosi disabili è previsto nella Tribuna Tevere, dove è presente un intero settore capace di ospitare un buon numero di carrozzine. Questo però, secondo noi, non è sinonimo di completa accessibilità; abbiamo studiato le linee guida stilate dal Center for Access to Football in Europe in collaborazione con la UEFA, dove tra le altre spicca la raccomandazione ad un’accessibilità totale della struttura, caratteristica che in questo momento purtroppo non appartiene allo stadio Olimpico.

Con il progetto di costruzione dello stadio nuovo avete già presentato alla società alcune idee per migliorarne l’accessibilità da parte dei disabili? Sul vostro sito, infatti, si legge spesso la parola “inclusione” a riguardo. A che punto è attualmente, in sostanza, questo progetto di inclusione?

Abbiamo già sottoposto le nostre idee all’A.S. Roma in merito all’accessibilità e inclusività della nuova struttura che diventerà la nostra nuova casa. Abbiamo anche richiamato l’attenzione della Società sulle linee guida citate poc’anzi. L’attenzione è stata massima e la Società ha preso in seria considerazione le nostre proposte. Attendiamo sviluppi.

Questione tessera del tifoso. La Roma per prima ha permesso ai propri tifosi di poter abbonarsi alle partite casalinghe della squadra senza sottoscrivere la tessera del tifoso. In questi giorni è stata presentata un’altra iniziativa, la card “AS Roma club away” che permetterà ai tifosi di poter seguire la squadra anche in trasferta senza essere possessori della tessera del tifoso. La Roma, per ora, è l’unica società che si è dimostrata sensibile alle esigenze dei tifosi su questo tema. MyROMA ha svolto un ruolo importante in questo?

La battaglia contro la tessera del tifoso è stata fin dalla nascita di MyROMA una delle priorità. Abbiamo fin da subito coinvolto il nostro team di avvocati, tra cui il Vice Presidente di MyROMA, Avv Lorenzo Contucci, che ha studiato nei minimi particolari le possibili soluzioni alternative, sottoponendole all’A.S. Roma. È stato grazie all’impegno sinergico di MyROMA ed A.S. Roma, alla caparbietà e coesione dei tifosi se oggi possiamo abbonarci senza sottoscrivere la tessera del tifoso e, dal 4 aprile, andare in trasferta senza l’obbligo di sottoscrivere una carta di credito.
Ci teniamo a ribadire che questo è un ulteriore tassello per il ripristino del “buon senso”, ma per completare l’opera manca ancora all’appello la modifica dell’art. 9 della Legge Amato, ma per questo la A.S. Roma, che ringraziamo, non può fare più di quello che hanno già fatto. Sono sicura che MyROMA sarà in prima linea anche per questo, ovvero per l’abolizione dell’Art.9, che spetta al Parlamento.

Prossime iniziative all’orizzonte? Quali sono le esigenze più diffuse tra i tifosi, che vi vengono segnalate?

Ce ne sono tante. Stiamo organizzando degli incontri periodici ed itineranti per parlare con i tifosi, spiegare loro a quattr’occhi cosa facciamo e renderci disponibili per rispondere alle loro domande e curiosità. Martedì 26, ad esempio, saremo a Guidonia Montecelio. Inoltre sono in cantiere iniziative sociali, come il consueto appuntamento con lo Stadio Bus al derby, dove accompagneremo un gruppo di ragazzi disabili a vivere l’emozione del derby il prossimo 8 aprile.
Infine, stiamo lavorando per il Family Day, una nuova iniziativa che nasce sulla scia della Festa del Papà, da celebrare ogni anno in collaborazione con l’A.S. Roma, in concomitanza con le partite della Primavera. Il prossimo 20 aprile celebreremo il primo Family Day, con tante sorprese ed iniziative a sostegno di tutte le famiglie giallorosse.

MyROMA è nata nel 2010. Da un paio di anni la gestione dell’A.s. Roma è cambiata, passando dalla famiglia Sensi all’attuale proprietà americana. Lavorando a stretto contatto con la società, il passaggio di proprietà ha avuto conseguenze sul vostro operato? La nuova società si è dimostrata disponibile a collaborare con voi?

Il passaggio di società ci ha coinvolto fino ad un certo punto: quanto c’è stato l’avvicendamento eravamo ancora “acerbi”, iniziavamo ad organizzare il nostro lavoro ed il rapporto con la società era pressoché assente.
Con l’avvento della nuova proprietà abbiamo trovato dei validi interlocutori, ad oggi troviamo se non altro la disponibilità al dialogo ed al confronto.

Come mai in Italia secondo lei questo fenomeno (dell’azionariato popolare nel calcio) non riesce a prendere piede? Ci sono difficoltà a livello burocratico? O è solo un problema di mentalità?

Sicuramente un assetto normativo ad hoc farebbe comodo. In Germania ad esempio ci sono leggi ben precise, la famosa legge del 50%+1 per la quale tutti i Club devono prevedere la partecipazione di un organismo esterno costituito da tifosi, per il 50% del proprio capitale sociale.
In Italia questo non è ancora regolamentato, ma ciò non giustifica la pigrizia mentale di molte persone. MyROMA esiste come Supporters Trust, acquisisce secondo le proprie disponibilità, capitale sociale dell’A.S. Roma, ed opera a tutti gli effetti partecipando alla governance della società. Gli altri cosa aspettano?

Il modello della Roma e di MyROMA potrebbe fare da apripista per il realizzarsi di ulteriori progetti di azionariato popolare in Serie A? Secondo lei, il mondo del calcio ne gioverebbe?

È il nostro grande auspicio. Alcune tifoserie ci hanno contattato per chiederci informazioni, ma le realtà sono molto diverse. I grandi club del nord sono economicamente forti ed autosufficienti, ma questo non potrà durare ancora per molto. Le regole del fair play finanziario e gli sviluppi della società moderna portano tutti in direzione dell’azionariato popolare. Auspico che possa sempre più prendere piede, per il bene dei tifosi e di tutto il calcio.

Per concludere, cosa auspica nel futuro di MyROMA per poter continuare ad esercitare al meglio il ruolo di collante tra la tifoseria e la società sportiva di interesse?

Il nostro prossimo step prevede sicuramente di ottenere un nostro rappresentante nel CdA della AS Roma per rappresentare la tifoseria. Potremmo guardare oltre, ma sarebbe un esercizio poco utile alla causa. Pensiamo a raggiungere un obiettivo per volta.