Facebook: niente più diritto al voto sulle sue normative, cambiano ancora le policies
di Andrea Gentili
Il referendum dello scorso giugno sui cambiamenti delle proprie normative, indetto da Facebook, non aveva ottenuto i risultati sperati. Il quorum del 30% infatti non era stato raggiunto: solo 380.000 utenti su più di 900 milioni erano riusciti a trovare l’annuncio della votazione e a votare, complici sia la pubblicità inesistente (per votare bisognava accedere alla pagina del Facebook Site Governance e leggere uno tra i tanti post pubblicati in cui si menzionava la votazione in corso), sia la difficoltà di destreggiarsi tra i vari documenti proposti, ben 6. Insomma se Zuckerberg non si era certo sprecato per rendere agevole e comprensibile il referendum, che riguardava temi molto importanti come quello dell’utilizzo dei dati personali, ora le carte in gioco possono essere rivoltate per l’ennesima volta.
Mercoledì scorso un documento firmato da Elliot Schrage, vice presidente del settore Comunicazioni, Politica pubblica e Marketing di Facebook, apparso sul Facebook Site Governance, ha preannunciato che ci saranno dei cambiamenti nel processo di aggiornamento delle normative del sito. Attestato che le regole di votazione al momento vigenti, il raggiungimento del quorum del 30%, non permetteranno mai di contrastare le direttive di Zuckerberg, si propone pure la cessazione da qui in futuro ad ogni processo di voto. Questo perché le due votazioni globali avvenute in questi ultimi anni, non sono state altro che una conseguenza di un’altra norma di Facebook: era previsto infatti che alle proposte di cambiamento delle normative seguisse un periodo riservato ai commenti degli utenti. Nel caso fosse stata raggiunta una quota pari a 7000 commenti, Facebook sarebbe stato costretto a fare un passo indietro, e a proporre il referendum, di cui sopra. Ora anche i 7000 commenti non serviranno più.
«Abbiamo notato – spiega Schrage – che il meccanismo di voto, nell’ambito del quale sono richiesti un certo numero di commenti, ha portato a incentivare la quantità piuttosto che la qualità dei commenti. Stiamo quindi proponendo di mettere fine al processo di voto e di sostituirlo con un sistema che ci consenta di coinvolgere maggiormente gli utenti e di ottenere commenti più pertinenti».
E quale sarebbe questo sistema? In breve sarà implementa una nuova funzione, e cioè la possibilità di chiedere spiegazioni e informazioni ad Erin Egan, ex direttore del settore privacy di Facebook e ora impiegato nel nuovo ruolo di Chief Privacy Officer of Policy, che terrà anche alcuni webcast per rispondere agli utenti su privacy, protezione e sicurezza. Connettività, ma senza interattività: si potranno porre domande, ma si esclude completamente la possibilità di prendere parte alle decisioni.
Leggendo la Dichiarazione dei Diritti e delle Responsabilità (DDR) e la Normativa sull’utilizzo dei dati, si può notare come dall’8 giugno, ossia la data della fine del referendum fallito, siano cambiati questi termini:
- La dicitura “possiamo modificare queste norme solo se ne diamo notizia sul sito di Facebook e diamo opportunità di commentare” è stata sostituita con “a meno che non facciamo cambiamenti alle norme per motivi legali o amministrativi, vi avviseremo 7 giorni prima dandovi l’opportunità di commentare”.
- Le diciture “per i cambiamenti alle sezioni riguardanti i pagamenti, gli sviluppatori delle applicazioni, gli operatori web e le pubblicità, vi daremo un preavviso di almeno 3 giorni, per tutte le altre notizie un minimo di 7 giorni.” e “se più di 7000 persone commentano su un particolare cambiamento delle normative, daremo l’opportunità di partecipare ad un voto dove vi verranno date delle alternative di scelta. Il voto sarà vincolante se raggiungerà il quorum del 30% di tutti gli utenti attivi al momento del voto” sono state cancellate
- Dopo il periodo riservato ai commenti, Facebook una volta proposto il cambiamento delle normative non sarà più costretta a cambiare idea, né a indire alcun referendum. In pratica si lascerà ancora uno spazio agli utenti per esprimere la propria opinione, ma questa manifestazione di democrazia non impegnerà più Facebook.
- Riguardo la registrazione a Facebook, si avverte che “in certi casi, potresti riuscire a registrarti solo fornendo altre informazioni (aggiuntive al nome-cognome, data di nascita, indirizzo e-mail e genere n.d.r.), come il tuo numero di cellulare”
- Ai dati che potrebbero essere trasmessi da “fonti terze” su di te, ai partners di pubblicità e ai clienti di Facebook, si aggiungono “altri partners affiliati”, di cui però non si specifica l’identità.
- La nostra mail di Facebook, creata qualche mese fa nel formato “username@facebook.com”, non potrà più essere controllata da noi. Ognuno potrà scriverci, anche persone che non sono tra i nostri contatti.
- Si specifica che Facebook aiuterà le persone (nostri amici, i partners di Facebook, gli inserzionisti delle pubblicità) a vedere ciò che facciamo e ciò che condividiamo.
- Selezionare la visibilità dei propri dati solamente agli amici non significa più che i tuoi dati saranno introvabili da terzi. Tramite un link al tuo diario su un diario di un tuo amico, o tramite una foto di altri in cui si è taggati, o ancora tramite un tuo post in una pagina pubblica, chiunque potrà visualizzare tutto il tuo profilo.
- Quando utilizziamo applicazioni come giochi, e social reader, Facebook non darà più a questi partner solo le nostre informazioni base e quelle dei nostri amici, ma tutte le informazioni su di noi, il nostro “profilo pubblico”.
In risposta a questo documento, il sito our-policy.org ha proposto nuove normative riguardanti la privacy su Facebook e invita tutti gli utenti a commentare gli aggiornamenti proposti dal sito di Zuckerberg. Online appaiono ora più di 15000 commenti, molti riportanti la frase I oppose the changes and want a vote about the demands on www.our-policy.org.