A un anno dall’alluvione di Genova: dove vanno a finire i soldi degli sms solidali?
di Andrea Gentili

Un volontario mostra le mani coperte di fango. L’alluvione ha portato 96 milioni di danni (foto Ansa)
A un anno dalla tragedia dell’alluvione di Genova, che ha trascinato sotto le sue acque sei vittime, il sindaco Marco Doria ha osservato il silenzio davanti alla lapide che ricorda incisi i loro nomi. Angela Chiaramonte, Evelina Pietranera, Serena Costa, la ragazza diciannovenne che ha perso la vita nel tentativo di prendere il fratello minore a scuola, Shpresa Djala, la donna albanese che morì assieme ai suoi figli Gioia e Janissa, di otto e un anno. Marco Doria ha richiesto al Governo un piano da 9 miliardi «per mettere al centro il riassetto idrogeologico del territorio», una somma suddivisa su tutto il territorio nazionale, di cui a Genova «ne servirebbero alcune centinaia di milioni di euro».
Soldi che però difficilmente arriveranno, visti gli scandali succedutisi negli ultimi mesi, a partire dal giallo sugli sms “solidali”, sollevato da un’interrogazione depositata in Regione dal gruppo dell’Idv l’aprile scorso. Come riportato da Genova24, la consigliera regionale dell’Idv Maruska Piredda denunciava la sparizione dei soldi raccolti dagli italiani tramite gli sms di aiuto accusando anche il Governo di aver dirottato quella somma su «altri capitoli di spesa», in sostanza di aver dirottato gli euro donati. Accusa rigettata al mittente dall’assessore della protezione civile Briano, che con il gioco dello scaricabarile aveva rimesso la responsabilità tutta in mano agli operatori telefonici Vodafone, Tim, Wind, Tre: «i soldi ci sono – aveva replicato la Briano su twitter – bisogna aspettare il trasferimento dalle compagnie telefoniche».
Marco Castelnuovo su La Stampa del 4 giugno, cercava in una sua “auto-intervista” di rispondere alle domande dei lettori in merito proprio agli sms solidali. Perché i soldi raccolti per l’alluvione di Genova, a 8 mesi di distanza, non sono ancora stati spesi? Castelnuovo rivela ciò che in realtà non sapeva nessuno di noi italiani, che con un sms doniamo 2 euro con la massima buona fede, con la speranza che i soldi arrivino puntuali e siano usati nel modo corretto: «I soldi tecnicamente non sono già nella disponibilità della Protezione Civile, né degli operatori telefonici. È una sorta di promessa di donazione, quella che si fa con l’sms. Ma fino a quando Tim, Vodafone, Wind, Tre e gli altri operatori non riscuotono le bollette, non possono entrare in possesso dei soldi e quindi non possono trasferirli alla Protezione Civile. I tempi tecnici di trasferimento dei fondi sono di circa 60 giorni per le donazioni effettuate con l’invio di sms». Ma una cosa non è chiara: se la data ultima di donazione dell’sms della raccolta fondi Un aiuto subito promossa dal Corriere della Sera e da Tg La7 era il 28 novembre 2011, cosa è successo?

La tendopoli dell’Aquila (foto Ansa)
Interrogata da Libero, Telecom Italia ha reso noto che il bonifico è stato eseguito a marzo, «sul conto aperto della Protezione Civile presso la Tesoreria generale dello Stato». I sei milioni di euro raccolti da qualche parte devono quindi essere arrivati, perché come ha ribadito più volte la stessa consigliera di maggioranza Renata Briano «la Protezione Civile conferma che i soldi degli sms solidali ci sono e saranno utilizzati per Genova e Borghetto Vara» (in realtà i sei milioni verranno suddivisi in 3.5 milioni per la regione Liguria e 2.5 per i danni in Toscana). E la verità è finalmente venuta a galla in una riunione del Consiglio regionale tenutasi lo scorso giugno, raccontata in un articolo di Diego Pistacchi del Giornale: dopo l’ennesimo rinvio, l’assessore Renata Briano, incalzata da un interrogazione dell’Idv che viene dalla sua stessa maggioranza, è costretta a rivelare «Sì, i soldi non sono stati destinati ai cittadini. Si è preferito usarli per mettere in sicurezza un tratto del Fereggiano, che poi non è neanche una messa in sicurezza. Per quello ci vorrebbe ben altro».
Non sarebbe la prima volta che i soldi ricevuti grazie agli sms degli italiani vanno a finire nelle tasche sbagliate tramite un sistema “oscuro” alla gran parte dei cittadini. Per il terremoto de l’Aquila ad esempio, i circa cinque milioni ricevuti dagli sms solidali sono alla fine arrivati nei conti delle banche. Un’inchiesta del Fatto lo rivela: i terremotati sono stati di fatto esclusi, perché i messaggini non erano un aiuto «per l’emergenza», ma un aiuto per la «fase di post-emergenza». Etimos, un consorzio finanziario con sede a Padova, avrebbe fatto da convogliatore dei fondi verso le banche abruzzesi. E i terremotati? A chi poteva permettersi di pagare poi gli interessi ed era considerato dalla banca come persona “non a rischio”, veniva concesso il denaro, mentre chi invece era rimasto senza un centesimo, di quei soldi non ne ha visto l’ombra.