Il calcio che non ti aspetti: il Libro Nero della Fifpro
di Riccardo Venturi
Generalmente la realtà dei calciatori viene rappresentata come una nicchia dorata per pochi fortunati baciati dalla lotteria del talento. Atleti e famosi, ricchi e invidiati. Chi si approccia al mondo del professionismo aspira a raggiungere le vette più alte dello sport. Questa, vista da fuori, sembrerebbe l’agognata meta di una vita perfetta e senza problemi; ma, per i casi unici di Messi o Cristiano Ronaldo che nell’immaginario comune rappresentano il modello della categoria per eccellenza, esistono migliaia di sconcertanti situazioni di abusi nei confronti di calciatori professionisti.
La Fifpro, ovvero l’organizzazione rappresentativa a livello mondiale dei calciatori professionisti, ha condotto un’inchiesta per far luce su queste realtà sconosciute, concentrandosi sul disastroso contesto dell’Europa orientale. Una task-force appositamente costituita ha portato avanti un lavoro lungo due anni, tra interviste e sondaggi. Sono tanti i paesi e le relative federazioni calcistiche presi in considerazione: Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Kazakhstan, Montenegro, Polonia, Russia, Serbia, Slovenia e Ucraina. Sono state incluse tutte le dimensioni di professionismo possibili, dai campionati maggiori a quelli minori. Il numero totale di calciatori intervistati si aggira intorno alle 3400 unità. Calciatori che, per paura di ripercussioni sul lavoro e violenze, hanno richiesto l’anonimato nella maggior parte dei casi.
I risultati sono stati racchiusi nel cosiddetto “Libro Nero”, ovvero il Black Book della Fifpro. L’organizzazione stessa si dice assolutamente incredula relativamente al numero di problemi che gli intervistati sono costretti a fronteggiare quotidianamente. Da questa inchiesta esce fuori un’immagine diversa dei calciatori professionisti e viene sottolineato come la loro situazione sia da equiparare a quella di un lavoratore comune privo di supporto sindacale e di possibilità di difesa dei propri diritti.
La maggior parte delle problematiche che emerge dai questionari è legata agli stipendi non corrisposti ed a relative situazioni di pressioni, violenze e discriminazioni. A queste denunce si unisce il dramma della loro indigenza.
La Fifpro ha anche dovuto fronteggiare l’ostilità delle federazioni e dei club della regione e questo, nonostante l’anonimato, ha reso ancora più difficile il lavoro di inchiesta portato avanti dalla task-force. Probabilmente, tutti i dati presentati riflettono una rappresentazione edulcorata della situazione del calcio professionistico in Europa orientale.
È importante focalizzare l’attenzione sull’aspetto del salario. Nella maggior parte dei casi, i professionisti est europei hanno salari ordinari, non di certo equiparabili a quelli corrisposti nelle rispettive categorie dell’Europa Occidentale. Il 41,4% degli intervistati non riceve lo stipendio regolarmente. Più del 5% aspetta sei mesi prima di poterne usufruire, il 2% deve aspettare oltre un anno. Nel 92,9% dei casi, questo è dovuto ai problemi finanziari dei club di appartenenza.
Al problema dei salari corrisponde correlativamente quello dei tentativi di manipolazione delle partite. Un calciatore senza possibilità finanziarie sarà più facilmente avvicinabile dalla criminalità organizzata. Senza alternative e diritti, costretti al silenzio, i calciatori dimenticati spesso cadono in questa trappola. Le risposte sono raccapriccianti: il 12% ammette di aver ricevuto almeno una richiesta di truccare una partita. Addirittura un quarto del totale dichiara di essere a conoscenza che nel proprio campionato i risultati delle partite sono decisi in anticipo.
Anche le pressioni e le violenze legate alle situazioni contrattuali sono spaventosamente diffuse. Nella maggior parte dei casi si tratta di club che costringono i propri calciatori a rinnovare o rescindere il proprio contratto; ci sono forti pressioni anche per la riduzione “volontaria” degli stipendi. Per questi motivi, il 15% dei calciatori è stato costretto ad allenarsi separatamente dalla squadra in condizioni proibitive: in questo senso è indicativo il caso del russo Igor Strelkov costretto ad allenarsi correndo intorno allo stadio quando la temperatura toccava i -20° centigradi. L’11,7% si dichiara vittima di violenze psicologiche o fisiche, il 10,2% di veri e propri atti di bullismo. Anche in questo caso è evidente il collegamento del mondo professionistico con quello della criminalità.
Infine è molto diffuso anche il problema del razzismo, aspetto tristemente più notorio che caratterizza varie frange delle tifoserie organizzate e non solo.
Tuttavia, nelle conclusioni, la Fifpro si dice ottimista perché la maggior parte dei calciatori professionisti dichiara di non aver mai avuto alcun tipo di problema. Le percentuali esaminate però rimangono estremamente alte, inaccettabili per qualsiasi categoria del mondo del lavoro. L’obiettivo per il quale è nata quest’inchiesta è ridurre ed infine eliminare queste discriminazioni che rimangono nell’ombra a causa della mancanza di diritti e a causa del comportamento delle federazioni, spesso conniventi, e dei club.
Per riuscirci la Fifpro spera di coinvolgere tutto il mondo del calcio. La Fifa e la Uefa dovranno avere parte attiva in questo lavoro che consiste nella tutela e nella supervisione dei singoli contratti di lavoro, nel controllo dei bilanci delle società, nell’implementazione degli attuali ordinamenti con norme e misure adeguate e infine nell’istituzione di fondi che possano garantire un compenso ai calciatori in caso di mancato pagamento degli stipendi. Sarà fondamentale anche garantire ai calciatori la possibilità di adire a regole e arbitrati indipendenti dai voleri delle federazioni e dei club locali, collegati e supervisionati dalla Fifa e dall’Uefa. Queste devono anche sanzionare le federazioni che non rispettano le regole esistenti. Al contrario, è necessario ripensare le attuali aspre sanzioni comminate indiscriminatamente anche ai giocatori che sono costretti a manipolare le partite con ricatti, violenze o situazioni contingenti non volontarie ed incentivare la denuncia.
Il Black Book, oltre allo shock derivante dai dati, offre tanti spunti di riflessione che si estendono al mondo dello sport in generale. Nei media lo sportivo viene rappresentato e catapultato in un’altra dimensione; in realtà dall’inchiesta emergono tante grandissime difficoltà che possono trasformare il sogno di una vita intera in un incubo. Spesso e volentieri si dipingono i calciatori come bambini viziati, senza pensare che così si svilisce la vera essenza dello sport. Dietro alle comuni aspirazioni in termini di soldi, ricchezza e fama, ci sono altrettante migliaia di percorsi di passione, professionalità e dedizione che vengono bruscamente spezzati da questa realtà.