«Sono un’insegnante e lavoro senza stipendio»: la protesta della scuola materna di Negrar (VR)
di Chiara Gagliardi
Da due mesi senza stipendio: è questa la situazione del corpo docenti della scuola per l’infanzia di Negrar, nel cuore della Valpolicella veronese. L’istituto paritario “Sacra Famiglia” è infatti l’unica struttura del paese in grado di ospitare i bambini sotto i sei anni e di prepararli all’ingresso nella scuola primaria: ora, per mancanza di fondi, la situazione si è aggravata. Le famiglie rischiano quindi di dover cercare soluzioni alternative o di pagare una retta mensile troppo alta, che non tutti possono permettersi. In quest’intervista, Caterina Cardinale, responsabile del Comitato di Gestione della Scuola per l’Infanzia “Sacra Famiglia” di Negrar, spiega tutti i possibili sviluppi della questione, mentre le insegnanti continuano a lavorare senza percepire compenso.
Cominciamo col raccontare la vicenda. Cosa sta accadendo alla Scuola per l’Infanzia, da molti anni unico punto di riferimento di Negrar per i giovani genitori?
La Scuola Materna di Negrar è innanzitutto una scuola paritaria, che sopravvive grazie alle rette pagate dai genitori ed a sovvenzioni provenienti da tre enti pubblici: la Regione, il Ministero e il Comune. La Regione sovvenziona solo una minima parte (circa 15-18mila euro annui in un’unica rata): il Ministero manda dei contributi annuali a seconda del numero di classi e di bambini nella scuola. Questo perché c’è un patto fra scuole paritarie e Ministero già da molti anni: siccome il servizio di questi istituti sul territorio è a tutti gli effetti pubblico, in mancanza di strutture statali, l’ente si è impegnato nel dare dei contributi per sostenerli. Gli aiuti ministeriali, però, col passare del tempo, diminuiscono sempre di più, e per l’anno prossimo è previsto un ulteriore taglio del 50%. Il terzo e più sostanzioso contributo è quello del Comune. Un bambino iscritto ad una scuola paritaria “costa” 270 euro al mese: 135 attualmente vengono versati dalle famiglie, circa 65 vengono forniti dal Comune in due grosse rate. Finora c’è sempre stata una convenzione biennale firmata da entrambe le parti, che comprende anche gli altri tre asili paritari del Comune: Montecchio, Fane ed Arbizzano (VR), per un totale di trecentocinquanta bambini. L’accordo è scaduto nel dicembre 2011: entro quella data, in teoria, avremmo dovuto firmare per il biennio 2013-2014, che doveva consentire una certa sicurezza per il futuro. Noi riusciamo a programmare il lavoro della scuola, anche dal punto di vista del bilancio, sulla base di questo documento in cui vengono specificati esattamente anche i contributi erogati. Cosa è successo, quindi? L’anno scorso, a dicembre, abbiamo cominciato a sollecitare il Comune per il rinnovo della convenzione. Gli incontri sono sempre stati rimandati, ci è stato detto che bastava cambiare le date, ma di fatto siamo arrivati al 31 dicembre senza niente in mano, e da lì sono cominciati i problemi. A gennaio 2012, ci è venuta a mancare la prima rata dei contributi comunali: ci siamo trovati con 50-60mila euro in meno. Abbiamo continuato a sollecitare per avere un incontro, e abbiamo anche richiesto l’aiuto della FISM (Federazione Italiana Scuole Materne, n.d.A.): la lettera del 29 dicembre 2011 che abbiamo indirizzato al Comune porta anche la firma del presidente di questo ente giuridico. I problemi economici sussistevano già da qualche anno, ed i contributi del Comune erano comunque sotto la media provinciale di Verona: prima di noi, ci sono Grezzana, Villafranca, Garda e Torri del Benaco. Abbiamo cercato di risparmiare su molte cose, ma più di così non riusciamo a fare. Di conseguenza, l’inizio di questo anno scolastico è stato traumatico: le insegnanti vanno avanti senza stipendio da due mesi, nel 2011 non hanno ricevuto la tredicesima, e la situazione è veramente drammatica.
È un problema, quindi, di mancanza di fondi. Come mai quest’anno i soldi non sono arrivati? Quali sono le motivazioni?
Noi ci siamo sempre mossi per iscritto: durante le varie riunioni preliminari, tutto quello che è stato detto o deciso veniva poi redatto in un verbale, protocollato e mandato in Comune. Prima di dicembre 2011, non abbiamo ben capito cosa sia successo: sembrava fosse una questione dovuta al Patto di Stabilità, durante il quale non si possono firmare convenzioni. È stato soprattutto un problema di comunicazione nelle risposte: dopo tutte le lotte che stiamo portando avanti, non siamo ancora riusciti a parlare con i veri responsabili di questi tagli. Siamo stati seguiti dall’Assessore ai Servizi Sociali e dall’Assessore al Bilancio: alla fine, dopo varie proteste e solleciti, siamo riusciti, a maggio 2012, a parlare con il segretario comunale, che ci ha ribadito le grosse difficoltà economiche dei Comuni in questo momento e l’impossibilità di impegnarsi in alcuni settori, fra cui quello della scuola materna. Il problema è che, oltre all’attuale non esistenza di una convenzione, i contributi per la scuola materna non sono stati neppure previsti in bilancio: l’istituto statale più vicino è quello del paese di Prun, che però riesce ad ospitare solo cinquanta bambini, quindi il servizio dell’asilo paritario di Negrar è a tutti gli effetti pubblico. Bisognava quindi tenere conto anche di questo servizio. Solo ad agosto 2012, grazie ad una parte dei contributi, abbiamo potuto saldare gli arretrati della scuola, e questi ritardi stanno mettendo tutto il sistema in forte crisi. È un momento di difficoltà economica, e ci siamo andati di mezzo noi: bastava saperlo prima, tuttavia, e avremmo potuto programmare la cosa. Avremmo chiesto un contributo in più ai genitori, un diverso impegno al Comune prima dei termini… e invece non ci è stato dato il tempo di fare niente.
Quali iniziative avete organizzato per far sentire la vostra voce?
A settembre 2012 abbiamo organizzato delle proteste: abbiamo organizzato un Comitato di Gestione, che ci fa da tramite con il Comune. Abbiamo rimandato una seconda lettera, con le stesse richieste che avevamo avanzato nel dicembre 2011: ora la situazione è veramente ingestibile e grave. Giovedì 27 settembre abbiamo organizzato una manifestazione, a cui hanno partecipato anche i genitori dei bambini. È stata una protesta tranquillissima, senza disordini o azioni incivili. Vogliamo delle certezze a partire da gennaio 2013: un documento come quello recentemente stipulato a Verona dal Sindaco Tosi, che copre le scuole materne con un contributo comunale per addirittura cinque anni. Noi non chiediamo un periodo così lungo, ma almeno una convenzione annuale o biennale, per potersi almeno organizzare per pagare dipendenti e fornitori. Abbiamo deciso quindi di presentarci al Consiglio comunale del 20 settembre, non avendo ottenuto risposte. Siamo riusciti a incontrarci col Sindaco, che ci ha confermato quanto detto dal segretario. La FISM la pensa invece diversamente: l’istituto, come detto prima, offre di fatto un servizio pubblico, e la gestione di una struttura statale costerebbe almeno il doppio, mentre aprirne una da zero costerebbe addirittura dieci volte di più. Le quattro scuole paritarie sono quindi un risparmio enorme per il Comune, e il Comune stesso non ne ha tenuto conto. Credo che sia anche una questione di priorità. Se non ci verrà promesso un futuro tranquillo, non assicuriamo l’apertura della “Sacra Famiglia” per tutto l’anno scolastico.
Nel Consiglio comunale di fine settembre, le maestre della scuola si sono presentate, come atto simbolico, con un cartello al collo: «Sono un’insegnante e lavoro senza stipendio». Al momento, infatti, esse non sono pagate, e almeno fino a fine novembre non percepiranno il compenso della loro professione. Questa iniziativa ha sortito qualche effetto o reazione particolare?
Sì, ha infastidito molto i consiglieri: ha creato scompiglio anche durante la riunione. Si è cominciato a litigare e il Consiglio è stato poi sospeso per un quarto d’ora. Quello che ci ha lasciato molto sorprese è che chi non era a diretto contatto con noi non era nemmeno al corrente della situazione: lo sapevano solo i due assessori che ci seguivano e l’assessore all’Istruzione. Tutto il resto del Consiglio non era informato, nonostante le nostre due lettere a loro indirizzate. Il nostro portavoce in Comune, l’assessore Grison, è rimasto sorpreso nel vedere che non esisteva una convenzione per l’asilo: si è quindi scatenata una lite vera e propria.
Come si sentono le insegnanti in questo momento?
Le insegnanti e tutto il personale ausiliario sono sempre stati coinvolti in questa faccenda ed informati su tutto quello che stava succedendo. Ritardi ce ne sono stati anche in passato, ma mai uno così grave: sono coinvolte dall’autunno del 2011, perché se le cose fossero andate avanti in questo modo non saremmo riusciti a pagare la tredicesima dello scorso anno. In realtà, questa tredicesima non è mai stata pagata, ed ora vengono meno anche gli stipendi. Le maestre hanno sempre compreso la situazione. C’è sempre stato un bel dialogo fra di noi, anche se abbiamo dovuto essere drasticamente chiari: nel futuro, se le cose non cambiano, questi ritardi sono destinati ad aumentare. Con l’apertura dell’anno scolastico e l’entrata di un po’ di liquidità da parte delle rette dei genitori siamo riusciti a pagare i fornitori, ma non gli stipendi: ora, le insegnanti cominciano ad essere molto preoccupate. In Consiglio comunale hanno potuto vedere direttamente cosa sta succedendo. Stiamo comunque valutando attivamente delle soluzioni per poter almeno tamponare questi mesi. La verità sarà a gennaio: con l’auspicata firma di un nuovo accordo potremo saldare tutti i debiti, ma siamo stati chiari fin da adesso. L’anno prossimo non sarà tranquillo: non avendo il bilancio per quest’anno, il Comune non è tenuto a saldare i debiti del 2012.
A livello locale, avete trovato sostegno nel paese di Negrar, da parte dei genitori ma anche dei semplici abitanti?
Certo. Il sostegno è arrivato prima di tutto da parte dei genitori, che hanno capito benissimo la situazione; non so però quanto potranno andare avanti, perché giustamente vorranno avere una sicurezza per l’anno prossimo. Se a gennaio dovremo alzare drasticamente le rette, le famiglie faranno ovviamente le proprie valutazioni. Abbiamo avuto molto sostegno anche da parte dei cittadini, perché comunque la “Sacra Famiglia” è un asilo storico, che esiste da molto tempo; c’è stata molta partecipazione. Vogliamo coinvolgere la realtà locale anche attraverso la Parrocchia. Io stessa sono più volte stata fermata per strada da persone che mi hanno espresso la loro solidarietà.
Ci sono state conseguenze per i bambini?
Al momento no. L’asilo non è mai stato chiuso. Si era ipotizzato di manifestare con la sospensione del servizio per un paio di giorni, ma alla fine questo non è stato attuato. Con i bambini ci comportiamo come sempre, per quanto possibile. Non abbiamo voluto coinvolgerli nella manifestazione, perché non ci sembrava opportuno per loro. Fino a questo momento, le abitudini non sono cambiate. Le conseguenze, purtroppo, ci sono state per i genitori.
Nella peggiore delle ipotesi, la scuola subirà la chiusura anticipata a gennaio. Cosa fare in quel caso, e quali saranno le alternative per i bambini?
Ancora non lo sappiamo. Siamo molto incerti: i quattro asili comunali hanno quattro realtà completamente diverse, e tre strutture sono in grave difficoltà. Vorremmo che le cose andassero avanti di pari passo: se chiudiamo noi, dovrebbero chiudere tutti, altrimenti sarà facile sostenere che chi ha fallito è stata la scuola materna. Non lo sappiamo, le spese che si stanno accumulando sono davvero molte. Il 18 ottobre terremo un’assemblea coi genitori, dove probabilmente si deciderà cosa fare. Speriamo di riuscire a tirare avanti in qualche modo, anche perché verrebbe a mancare un servizio fondamentale per il paese di Negrar.